Operai sprangati, in migliaia al corteo di protesta
8x5 Almeno tremila persone alla manifestazione, fra loro centinaia di operai migranti, perlopiù pakistani, che chiedono contratti e orari regolari nelle miriadi di aziende del pronto moda che lavorano per i grandi marchi del lusso. Per la prima volta le istituzioni pratesi ad una manifestazione indetta da un sindacato di base, i Sudd Cobas
8x5 Almeno tremila persone alla manifestazione, fra loro centinaia di operai migranti, perlopiù pakistani, che chiedono contratti e orari regolari nelle miriadi di aziende del pronto moda che lavorano per i grandi marchi del lusso. Per la prima volta le istituzioni pratesi ad una manifestazione indetta da un sindacato di base, i Sudd Cobas
Migliaia di persone sono scese domenica in piazza a Seano, nel pratese, dopo l’aggressione a colpi di spranghe e le minacce subite da lavoratori e sindacalisti dei Sudd Cobas, finiti in quattro all’ospedale, davanti alla pelletteria Lin Weidong.
Dopo che decine di operai avevano improvvisato una manifestazione la notte stessa dell’aggressione, nel giorno di festa erano in tanti stavolta accanto al sindacato di base di Prato e Firenze, che da oltre sei anni lavora sul territorio con picchetti, sit-in e scioperi, in una battaglia civile riassumibile con la formula 8×5. In altre parole 40 ore di lavoro la settimana, invece di un “ciclo continuo” fatto di sette giorni alle macchine fino a 12 ore al giorno.
Nel corteo che per cinque chilometri ha attraversato la grande zona industriale di Seano c’erano (finalmente) anche anche i partiti del centrosinistra (Pd e Gd di Prato, M5S), le istituzioni (il sindaco Edoardo Prestanti di Carmignano, il presidente toscano Eugenio Giani e l’assessora regionale Monia Monni), e i sindacati (Fiom territoriale e Cgil Toscana, mancava però la Camera del Lavoro locale).
Non poteva mancare il Collettivo di Fabbrica ex Gkn, con gli attivisti solidali provenienti non solo da Toscana e resto della penisola, ma anche da Germania, Olanda, Spagna e Inghilterra. Erano infatti tutti a Campi Bisenzio per la tre giorni organizzata dagli operai della fabbrica campigiana, chiusa dalla sera alla mattina il 9 luglio 2021, in occasione della giornata mondiale per il clima e dell’assemblea dell’azionariato popolare per la reindustrializzazione “dal basso” dello stabilimento ex Gkn.
Un appuntamento che ha visto anche la partecipazione di Greta Thunberg, il cui breve ma intenso intervento a conclusione dell’assemblea ha simbolicamente segnato la fine della contrapposizione tra ambiente e lavoro, chiamando il movimento globale per la giustizia climatica a difendere e sostenere la reindustrializzazione ecosostenibile dello stabilimento di 80mila metri quadri in via Fratelli Cervi. La presenza in corteo degli attivisti ha mostrato che esiste una continuità, una convergenza tra la piazza chiamata dai Sudd Cobas contro mafia e sfruttamento, e la lotta per una fabbrica socialmente integrata e sostenibile.
Tanti i cittadini comuni che hanno risposto all’appello del sindacati di base, e per la prima volta le istituzioni pratesi hanno aderito ad una iniziativa di un sindacato di base. La prima cittadina aveva condannato le aggressioni armate e ricordato l’esistenza dello sportello antitratta e sfruttamento lavorativo e della task force regionale “Lavoro Sicuro”, senza però approfondire il tema di un sistema, quello del “distretto parallelo” del pronto moda, fondato sulla mancanza del rispetto dei contratti collettivi nazionali, della sicurezza sul lavoro e della legalità in genere, come denunciano da tempo i Sudd Cobas.
“In questi anni si è fatto di tutto per criminalizzare chi ha fatto i picchetti – ha ricordato il sindacalista di base Luca Toscano – dicendo che fare degli scioperi mettendosi davanti ai camion, bloccare delle merci per rivendicare il diritto ad essere delle persone e non degli schiavi, era una cosa da violenti”. “Gli scioperi funzionano, gli scioperi cambiano le cose – ha aggiunto il compagno di sindacato Riccardo Tamborrino – le merci si fermano e le continueremo a fermare”. In aperta opposizione anche al contestatissimo ddl 1660 “sicurezza” e in genere alle politiche governative di restrizione del diritto al dissenso.
Chi ha manifestato chiede di andare oltre chi vede solo la perdita del lavoro in caso di scioperi e picchetti (“così le fabbriche chiudono”), e cercare invece di tracciare dove vengono spostati i volumi produttivi di chi chiude. Dicono no alla logica ricattatoria che vuole i lavoratori migranti doppiamente succubi, schiavi anche del legalismo che domina le politiche migratorie: “Alla questura di Prato ci vuole un anno per avere un appuntamento per il rinnovo di un permesso di soggiorno”, ha ricordato sul punto la sindacalista Sarah Caudiero.
Durante la manifestazione è stata montata una tenda ed è iniziato un nuovo picchetto davanti alla Stireria W.I. mentre alcuni lavoratori sono usciti dal capannone retrostante entrando anche loro in sciopero. Alla testa del corteo le centinaia di lavoratori delle fabbriche del tessile e della logistica del distretto, per lo più pakistani. Una lotta necessaria la loro, nel distretto “zona economica speciale” dove il grande lusso la fa da padrone, con milioni di profitti per colossi come Richemont-Montblanc. Mentre le ditte in appalto che producono per loro, come Z Production ed EuroTaglio, chiudono non appena i lavoratori chiedono diritti e tutele decenti. Trasferendo le produzioni a pochi metri di distanza, in un’altra delle miriadi di ditte, perlopiù cinesi, che sono sorte da decine di anni buona parte della Piana fiorentina, pratese e pistoiese.
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