Europa

Oltre 200 i morti, governo valenziano sotto accusa

I danni dell’alluvione nei dintorni di Valencia foto ApI danni dell’alluvione nei dintorni di Valencia – foto Ap

Spagna Il presidente non dà i dati dei dispersi, per il diario.es sono 1.900. Dopo gli appelli e le polemiche cancellata la tappa del MotoGp. Ci sono voluti tre giorno perché la Generalitat accettasse i pompieri catalani

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 2 novembre 2024

La scena più commovente di questi giorni terribili è quella di lunghe file di persone a piedi, di corsa, in bici. Con bottiglie, viveri, generi di prima necessità sulle spalle, in mano, in carrelli, in grandi sacchi. Alcuni armati di scope, scopettoni e secchi. Tutti camminando per le strade ormai impraticabili, per i ponti rimasti in piedi. Passando accanto ai veicoli di soccorso. Dietro, davanti, di lato ai molti giornalisti in collegamento non stop da alcuni dei paesi più colpiti: Paiporta, Chiva, Alfafar, Riba Roja, Benetússer. Una spessa coltre di fango che ricopre tutto, i vivi e i morti. Che ormai hanno raggiunto la cifra shock di 205 – senza contabilizzare gli scomparsi, un numero che il governo valenziano si rifiuta di rendere pubblico ma che eldiario.es ha scoperto: potrebbero essere ben 1900.

Migliaia di persone che ieri, giorno festivo, hanno affrontato a piedi chilometri dai paesi vicini per dare una mano nei soccorsi, per aiutare a ripulire, per fornire di viveri molte persone che ormai da tre giorni devono arrangiarsi, senza cibo e acqua pulita. Acqua, acqua dappertutto, e neppure una goccia da bere.

Lentissimamente si iniziano a liberare dall’acqua garage e parcheggi, dove sono rimaste intrappolate decine di persone nell’ultimo e assurdo tentativo di salvare le auto dall’ondata violenta della tempesta più catastrofica che si ricordi.

MA LA PENA E IL DOLORE non cancellano la polemica. Il governo valenziano continua a dimostrarsi incapace di affrontare l’emergenza. Ha impiegato tre giorni ad accettare l’aiuto che i pompieri di stanza nel sud della Catalogna avevano offerto fin dal primo momento. Un pompiere racconta al manifesto la frustrazione: «Non appena l’Aemet (l’Agenzia meteorologica) diede l’allarme noi eravamo pronti a partire, con mezzi e materiale». Ma Carlos Mazón, president della Generalitat valenziana ha messo lo stop, preferendo chiedere aiuto a comunità più lontane, ma del Pp. E soprattutto non catalani. La Coordinadora unitaria dei pompieri professionali di tutto lo stato (Cubp) ha emesso un duro comunicato, denunciando che manca una legge che permetta di coordinare i 20mila pompieri spagnoli in casi come questo. Solo ieri Mazón ha accettato una manciata di pompieri dai “nemici” catalani: 20 camion e 70 pompieri.

Il governo centrale aveva accarezzato l’idea di dichiarare martedì lo stato di emergenza davanti all’inazione di Mazón – che ha avvertito i cittadini solo ore dopo l’inizio della catastrofe – ma per evitare uno scontro istituzionale non lo ha fatto. E solo giovedì la Generalitat ha chiesto l’aiuto di tutte le unità dell’esercito, e non solo dell’Unità di emergenza. Il ministero della difesa ha già mandato ieri altri 500 soldati che si aggiungono ai 1.200 dell’unità di emergenza già sul posto, e la ministra Margarita Robles ha assicurato che «si aggiungeranno tutti quelli che siano necessari». Anche se ha sottolineato gli ostacoli che ha frapposto la regione per far intervenire le unità in tutte le zone colpite. Il ministro degli Interni Fernando Grande Marlaska ha assicurato al presidente Mazón che oggi arriveranno altre 500 persone che si aggiungono al personale della polizia già in loco (circa 2500 persone).

INTANTO PEDRO SÁNCHEZ ha visitato la sede centrale dell’Aemet per appoggiare il loro lavoro: quello stesso che il Pp ha messo in discussione e ignorato, e Vox ha denunciato in tribunale.
In linea con il cinismo dimostrato sinora dall’esecutivo valenziano, la consigliera del Turismo Nuria Montes se l’è presa coi familiari dei deceduti per aver cercato di raggiungere i luoghi dove avevano raccolto i cadaveri perché non erano preparati per ricevere tante persone.

Intanto l’allerta arancione ieri era ancora in vigore nella provincia di Castellón (Comunità valenziana) e Tarragona (Catalogna), e anche sulle Baleari dove la pioggia cade incessante. Ieri pomeriggio è stato tolto l’allarme rosso in Andalusia (Huelva). Il presidente andaluso Juanma Moreno, anche lui del Pp, aveva chiesto – al contrario del suo omologo valenziano martedì – alle persone di non muoversi da casa.

SIA A VALENCIA CHE in Andalusia ci sono più di 50 interruzioni alle strade di grande circolazione. I treni non torneranno alla normalità per settimane. Si stanno spostando migliaia veicoli accumulati per riaprire gli accessi alla circolazione e si comincia a rimuovere tonnellate e tonnellate di fango.

NEL FRATTEMPO, sono state arrestate 64 persone per saccheggi – rimane aperta la questione di quanti erano per necessità, davanti alla scarsezza degli approvvigionamenti. Anche lo sport si è mobilitato: in mattinata, il campione di MotoGp in carica Francesco Bagnaia aveva detto che era disposto a perdere il campionato, ma che non avrebbe corso a Valencia, dove fra 15 giorni si doveva disputare la gara. «Non è giusto a livello etico», aveva detto. Così, su pressione degli stessi motociclisti, il MotoGp a Valencia è stato annullato. «Sentiamo una responsabilità nei confronti di ogni regione in cui gareggiamo, che va ben oltre lo sport e gli eventi», si legge in una nota.

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