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«Oltre 20 mila pazienti usano già la cannabis terapeutica, ma i medici non sono formati»

«Oltre 20 mila pazienti usano già la cannabis terapeutica, ma i medici non sono formati»Cannabis ad uso terapeutico prodotta da un'azienda agricola di Rovigo – Reuters

L'erba voglio Intervista a Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo.it

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 29 luglio 2018

«Con i nuovi acquisti di cannabis medica annunciati dal Ministero della sanità possiamo tirare un sospiro di sollievo fino a settembre, forse ottobre. Le farmacie saranno rifornite ma il problema resta apertissimo, ci sono tante questione ancora non affrontate». Leonardo Fiorentini è da anni impegnato sul tema cannabis, è autore del libro La cannabis fa bene alla politica (Ed. Reality Book) ed è il direttore del sito di informazione sulle droghe Fuoriluogo.it.

Sulla cannabis terapeutica molti pazienti lamentano di doversi pagare le cure, cosa sta succedendo?
Quel che bisogna capire da subito è che si potrebbe fare già tantissimo con gli strumenti che già ci sono. Il Ministero dovrebbe coordinarsi con tutte le Regioni e rendere così effettivo quanto per ora scritto sulla carta, e cioè che la cannabis terapeutica deve essere a carico del sistema sanitario nazionale. Invece ogni Regione è un caso a se stante, con regole diverse e a volte disattese. Purtroppo da molti punti di vista siamo ancora in pieno Far West.

Eppure la legge italiana parla di terapie a carico del sistema sanitario nazionale.
Intanto premetto che l’attenzione sul tema della ministra Grillo è qualcosa da non dare per scontato, visto l’atteggiamento del suo predecessore Lorenzin che di fronte alle proteste dei malati si era limitata a dire che le piantine avevano bisogno di tempo per crescere. Resta però ancora tantissimo lavoro da fare sul piano culturale, sia tra i politici che tra i medici. Ad esempio sempre la legge prevederebbe l’organizzazione di corsi destinati ai medici sul tema cannabis medica. Non mi risulta che stia avvenendo. La verità è che in Italia sono ancora pochissimi i medici, di base e non, con un’adeguata conoscenza professionale sulla questione. Se questa è la situazione chiaramente anche la politica arranca. Ma ripeto, la ministra Grillo sembra attenta alla questione. Resta da vedere quali passi avanti saranno concretamente fatti.

Quanti sono i pazienti che in Italia fanno uso di cannabis medica?
Difficile dirlo con esattezza. Dati ufficiali non ne abbiamo, alcune regioni lo comunicano, altre no. Possiamo dire, ma si parla di stime, che siano 20 mila le persone che in Italia fanno uso di cannabis medica con regolare prescrizione. Attenzione, però, è solo la punta dell’iceberg. Molti altri potrebbero beneficiare della cannabis terapeutica, ad esempio nelle terapie contro il dolore. Ma il problema è che ne ignorano l’esistenza perché i loro medici, a loro volta, non sono formati sul tema. C’è ancora chi è costretto a informarsi su internet o col passa parola. Non va bene, perché girano leggende metropolitane che parlano di cannabis capace di curare il cancro. Non c’è nessuna ricerca che lo provi, eppure molti pazienti si scambiano l’informazione. Anche qui, come detto, siamo nel Far West.

Se lo Stato si facesse carico dei costi, cosa succederebbe?
Attenzione anche qui, non è assolutamente detto che lo Stato vada a spendere di più di quanto già spende, visto che spesso la cannabis medica è una terapia che ne sostituisce altre. Negli Stati Uniti ad esempio, dove va detto che la cultura degli oppiacei è molto «diffusa» nella medicina, diversi studi hanno dimostrato che i programmi di cannabis terapeutica sono stati in grado di generare risparmi per il servizio sanitario.

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