Ieri la chiusura tanto temuta è arrivata: l’unica clinica per aborti del Mississippi, la Jackson Women’s Health Organizazion, dopo aver perso martedì l’ultimo ricorso di fronte alla corte, ha chiuso i battenti.

Vittima della sentenza della Corte suprema che ha ribaltato al storica sentenza del 1973 Roe vs Wade che proteggeva a livello federale il diritto all’aborto.

Intanto lo Stato di New York, come tutti gli Stati a guida democratica, cercando di porre rimedio agli effetti delle sentenze della Corte suprema in tema di armi e di aborto.

PER CONTINUARE a garantire la possibilità alle donne di determinare la gestione del proprio corpo New York, come la California, ha approvato una proposta di legge in stallo da tempo che fa del diritto all’aborto un diritto protetto dalla costituzione dello Stato.

Negli Usa, oltre alla costituzione federale, i singoli Stati seguono anche la propria costituzione locale. Questo emendamento sulla parità dei diritti aggiunge protezioni esplicite per l’accesso all’aborto. È passato in tempo record, con un voto di 98 a 43, per poi essere approvato dal Senato con un voto di 49 a 14, dopo solo pochi minuti di discussione in aula.

A New York era già in vigore una delle leggi sull’aborto tra le più forti del Paese: nel 2019 erano poi state codificate legalmente le protezioni già in atto, per metterle al sicuro dal disastro annunciato della Corte suprema, e negli ultimi giorni della sessione del 2022, conclusa ai primi di giugno, erano state approvate nuove leggi per proteggere medici e pazienti da contenziosi aperti dagli Stati repubblicani.

La governatrice Kathy Hochul, che ha aggiunto l’emendamento costituzionale all’ordine del giorno della «sessione straordinaria», lo ha definito «il passo più audace» che New York può compiere per garantire l’accesso all’aborto: «Fa parte della nostra lotta per proteggere le libertà riproduttive delle donne qui nello stato di New York – ha detto Hochul ai giornalisti in conferenza stampa – Questo emendamento proteggerà la salute riproduttiva nello Stato di New York per le generazioni a venire».

COSA FARE per proteggere i diritti messi in pericolo dalle scelte di questa Corte suprema super conservatrice è una domanda a cui cercano risposta non solo i politici, ma anche i cittadini newyorchesi.

Da quando, a fine giugno, la Corte ha emanato una serie di sentenze reazionarie, a New York non solo ci sono state manifestazioni, ma sono cominciate assemblee cittadine spontanee che si tengono in diverse piazze, tradizionalmente usate per esprimere dissenso, come Washington Square e Union Square, a Manhattan.

«Non possiamo, come cittadini, stare fermi e non fare nulla – dice Rebecca, 29 anni, dopo un’assemblea a Washington Square – Stiamo pianificando una resistenza che è più difficile di quella verso Trump. La Corte suprema è un mostro a sei teste che va combattuto. Dobbiamo fare pressioni sul Congresso e scegliere accuratamente chi mandare al Congresso, sia statale che a Washington. Votare, mobilitarsi, se è possibile andare in altri Stati per aiutare a portare le persone ai seggi, queste sono alcune delle cose che è doveroso fare».

Una mobilitazione spontanea e partecipata, come non se ne vedeva dai tempi di Occupy Wall Street. Donne e giovani i più presenti, in quelle che sono ormai presidi permanenti e luoghi di dibattito e discussione pubblica. I temi trattati sono quelli della difesa del diritto all’aborto e dell’ambiente, i più sentiti e i più in pericolo a livello nazionale e globale.

MA ANCHE IL CONTROLLO delle armi in un paese che assiste ormai impotente a sparatorie e stragi con cadenza quotidiana. Anche su questo tema – su cui la Corte suprema a maggioranza trumpiana prova a mettere una pietra tombale – lo Stato di New York ha approvato una misura intesa a contrastare la decisione dei giudici che avevano annullato una legge locale, molto severa sul possesso di armi, che richiedeva una «buona causa» per portare fuori casa armi da fuoco nascoste.

Il Congresso locale ha quindi rafforzato i controlli e i requisiti di autorizzazione per il possesso di armi e designato una serie di zone dove è vietato portare un’arma. Chi vorrà acquistare un’arma dovrà ora fare un corso sulla sicurezza delle armi da fuoco, sottoporsi a uno «screening avanzato» con interviste in presenza e a un’analisi dei propri canali social.

E poi ci sono i «luoghi sensibili» dove le armi sono off limits: tra gli altri, edifici governativi, luoghi di cura e di culto, biblioteche, parchi pubblici, istituzioni scolastiche, trasporto pubblico, aeroporti e stazioni, bar e ristoranti, seggi elettorali, qualsiasi marciapiede pubblico. Ovunque.