Lo scandalo del peculato e della rete di corruzione ai vertici dei ministeri ucraini non si arresta. Alti funzionari del ministero della difesa e l’intera dirigenza dell’Agenzia delle dogane sono stati rimossi dall’incarico con accuse pesantissime.

Il governo ucraino ha tutto l’interesse a mostrarsi attivo e inflessibile nella lotta alla corruzione agli occhi degli alleati europei in quanto Bruxelles ha più volte ribadito come questa sia una condizione necessaria per l’avanzamento della candidatura di Kiev all’ingresso nell’Unione. Tuttavia, ogni nuova scossa al sistema politico di Kiev conferma i sospetti di quanti non vedono di buon occhio le forniture massicce all’Ucraina e, soprattutto, della controparte russa. La portavoce del ministero degli esteri russo, Maria Zakharova, ad esempio, ha subito commentato gli arresti parlando di «stupidità» dei dirigenti ucraini.

Nello specifico gli accusati sono la responsabile ad interim del servizio fiscale di Kiev, Oksana Datiy, indagata per appropriazioni indebite del valore di oltre 15 miliardi di grivna (circa 375 milioni di euro). Secondo i media locali l’ufficio del procuratore statale anti-corruzione avrebbe scoperto uno schema di illeciti diffuso e trasversale all’Agenzia e, infatti, sono state effettuate perquisizioni anche all’interno del palazzo del Servizio fiscale ucraino.

Ma l’operazione che ha suscitato più scalpore è senz’altro quella che ha riguardato il ministero della difesa. L’ex viceministro del dicastero retto da Oleksiy Reznikov, Vyacheslav Shapovalov, e l’ex vicedirettore del dipartimento degli appalti statali del ministero della difesa, Bogdan Khmelnytskyi, sono stati ufficialmente iscritti sul registro degli indagati. Shapovalov è accusato di peculato e della mancata fornitura di dispositivi di protezione individuale per un valore superiore a un miliardo di grivna (oltre 25 milioni di euro). Khmelnytskyi, invece, è indagato per appropriazione indebita di fondi statali per un importo di circa 107,8 milioni di grivna (circa 2,7 milioni di euro). Per quest’ultimo forse l’accusa più infamante, in un momento così duro per l’esercito ucraino, è quella di aver dichiarato e di aver fornito ad unità delle forze armate 5.700 giubbotti antiproiettile di bassa qualità invece dei più moderni sistemi acquistati all’estero o inviati dagli alleati Occidentali.
Anche il vice capo del Dipartimento di coordinamento delle attività economiche estere del ministero, Volodymyr Tereshchenko, è stato accusato di appropriazione indebita per un importo equivalente a circa 1,23 milioni di euro.