Affidata a unità scelte dell’esercito e della polizia, le incursioni israeliane in Cisgiordania ormai non conoscono sosta. E nella prima notte del mese di Ramadan hanno preso di mira tre affiliati al Jihad islami, ancora nel distretto di Jenin dove venerdì, nel campo profughi della città, erano stati uccisi due palestinesi armati. Sempre venerdì un altro palestinese era stato colpito alla testa ed ucciso da un tiratore scelto durante scontri tra soldati e dimostranti a Hebron. Nello scontro a fuoco di ieri prima dell’alba – i palestinesi parlano di un agguato a tutti gli effetti – Saeb Abahra, 30 anni, Khalil Tawalbeh, 24, e Seif Abu Labda, 25, sono stati uccisi dalle raffiche esplose da uomini scelti dell’esercito appostati nei pressi di Araba. I palestinesi prima di essere colpiti a morte hanno risposto al fuoco ferendo quattro militari israeliani, uno dei quali – un ufficiale di alto profilo – è in condizioni critiche.

Per le autorità l’accaduto è parte della «campagna antiterrorismo» lanciata dal governo del premier Naftali Bennett in risposta agli attacchi armati che negli ultimi dieci giorni hanno ucciso 11 israeliani, otto civili e tre agenti di polizia, nelle città di Beersheva, Hedera e Bnei Brak. E i tre palestinesi di ieri, sempre secondo fonti dell’esercito, sarebbero stati fermati mentre si preparavano a compiere un attacco armato contro soldati in Cisgiordania, porzione del territorio palestinese che Israele occupa militarmente da quasi 55 anni. Nell’auto degli uccisi, sarebbero stati trovati fucili mitragliatori, granate e munizioni. Qualche ora dopo ad Al Sweikheh, un sobborgo di Tulkarem, è stato ferito e arrestato un palestinese che, sempre secondo fonti militari, è coinvolto in azioni armate. Poco dopo allo svincolo di Araba, centinaia di palestinesi hanno manifesto in segno di protesta contro le incursioni dell’esercito israeliano e le ultime uccisioni. Le Brigate Al-Quds, braccio militare del Jihad, ha annunciato che risponderà alla morte dei suoi tre militanti.

Una reazione forte è giunta anche dal governo dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) che per bocca del primo ministro Mohammed Shttayeh ieri ha di nuovo condannato Israele ammonendolo dal continuare la sua campagna che rischia di provocare una esplosione di rabbia. Sono 32 i palestinesi, alcuni dei quali adolescenti, uccisi da polizia ed esercito in Cisgiordania dall’inizio del 2022.