Nove mesi di malgoverno sfruttati dalla destra religiosa
Sangue su sangue È chiaro che da un lato in alcune aree si combatte ancora e allo stesso tempo la minaccia sembra essere data da diverse decine di palestinesi che si trovano ancora nel paese
Sangue su sangue È chiaro che da un lato in alcune aree si combatte ancora e allo stesso tempo la minaccia sembra essere data da diverse decine di palestinesi che si trovano ancora nel paese
Quando domenica si è saputo che i morti israeliani erano 700 e i feriti più di 2.200, l’orrore è dilagato. Nelle prime ore di lunedì, le fonti militari hanno cominciato a prepararci a numeri molto più alti, ma senza specificarli.
Mentre l’esercito annunciava la sua presenza in diversi punti del sud del paese e il ripristino delle protezioni che chiudevano la striscia di Gaza e avevano consentito di credere che tutte le conquiste della tecnologia avrebbero permesso di prevenire qualsiasi invasione e incursione, oggi è chiaro che da un lato in alcune aree si combatte ancora e allo stesso tempo la minaccia sembra essere data da diverse decine di palestinesi che si trovano ancora nel paese. Si sospetta che possano attaccare in diversi punti, magari anche lontano dal sud.
IL COMANDANTE dell’esercito in un’intervista pubblica dice di comprendere le reazioni popolari ma afferma che l’esercito israeliano saprà come ripristinare la situazione di sicurezza; non c’è posto per il terrore diffuso, un sentimento che sarà curato con il rimedio già ben noto: la guerra in cui l’esercito israeliano vincerà.
Chi sono i responsabili?
Anche se alcune fonti di destra già pretendono che l’effetto sorpresa si dipeso dal fatto che la polizia e altre forze dell’ordine erano assorbite dalle eccessive manifestazioni dell’opposizione israeliana, è abbastanza chiaro che un numero enorme di soldati era dedicato alla protezione dei coloni nei territori occupati.
Il malgoverno che tutti gli israeliani hanno dovuto subire negli ultimi nove mesi ha riguardato tutte le sfere dell’attività governativa, mentre i settori ultra-religiosi hanno continuato a sfruttare l’inazione del governo per attribuire centinaia di milioni alle casse di organismi le cui regole sono il super-indottrinamento e un’infinita corruzione, insieme allo sfruttamento dei settori più poveri.
NON SOLO sono sempre più numerose le voci sulla responsabilità del premier Benjamin Netanyahu, ma la tensione tra i settori ultrareligiosi e quelli laici progressisti si è enormemente acutizzata.
L’effetto devastante della tragedia nel sud del paese, le voci dei familiari delle vittime e di interi settori sociali, villaggi, kibbutz, popolazioni che non ricevono alcuna risposta ai loro bisogni, rende più facilmente comprensibili le problematiche discussioni circa il fatto che la «gravità della situazione» e il numero di morti, feriti e ostaggi nelle mani di Hamas, richiedano un cammino verso un «governo di emergenza nazionale».
IL GENERALE in pensione Benny Ganz sta già profilandosi come possibile associato, mentre il leader dei moderati, Yair Lapid, chiede l’esclusione dei ministri di estrema destra Smotrich e Ben Gvir: una richiesta abbastanza logica che Netanyahu non potrebbe accettare.
Smotrich e Ben Gvir non sono solo ministri: sono i leader politici dei gruppi di coloni più estremisti nei territori occupati. Smotrich ha già parlato della necessità di bruciare Hawara; insomma questo sarebbe necessario oggi – anche senza incendi – per «ripulire» la regione ed estendere il dominio dei coloni estremisti in Cisgiordania.
PER QUESTI grandi obiettivi e per la difesa dei coloni israeliani, minacciati dal «terrorismo palestinese», è necessario agire. E il grande piano di azione consisterebbe nell’espulsione dei palestinesi dalla loro terra, nell’esproprio delle loro proprietà. Ripulire e consolidare.
È evidente che la distanza territoriale e l’enorme shock del massacro di questi giorni, nascondono il fatto che si tratta sempre della stessa questione, con tutte le possibili differenze territoriali. Ma non si può nascondere la brutalità della guerra. Più di 400 palestinesi morti preludono a una maggiore violenza nei prossimi giorni e forse settimane. Lunghe settimane.
Necessità imperiali stanno spingendo gli Stati uniti a consolidare l’alleanza con l’Arabia saudita, che avrebbe già assicurato un aumento della produzione di petrolio. L’Iran ha molto aiutato Hamas in quest’azione, preparata nel corso dell’ultimo anno; si teme che spinga Hezbollah a riprendere gli attacchi contro Israele.
LA VIOLENZA e in alcuni casi la crudeltà delle uccisioni hanno suscitato, per la prima volta dopo molti anni, simpatia nei confronti di Israele. È comprensibile, di fronte alle immagini di prigionieri maltrattati e di persone massacrate. Ma questo non deve impedire un’azione chiara e forte a favore della cessazione di una guerra che potrebbe portare a gravissimi crimini contro i palestinesi.
La sorte degli ostaggi civili e dei prigionieri militari dovrà essere una delle possibili carte da giocare per aiutare a far pressione a favore del cessate il fuoco.
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