Il primo exit poll delle 23.01 è accolto con un applauso. La destra è avanti nettamente, ma l’Alleanza Verdi Sinistra è data al 4,1% alla Camera e al 3,5% al Senato. Segno che nella base del partito rosso-verde l’accento è sul soggetto, mentre la coalizione con Pd e +Europa è considerata un complemento su cui erano riposte poche speranze. O nessuna. «Dobbiamo arrivare almeno al 4% per essere contenti. Possiamo farcela», mormorano in sala. Qualcuno tira un sospiro di sollievo perché Italexit, che ha imbarcato le peggiori formazioni neofasciste, è data ovunque sotto il quorum. Giorgia Meloni, però, è molto più di una spanna sopra tutti gli altri. Compresi i suoi alleati.

Siamo al Caffè Letterario, numero 95 di via Ostiense a Roma, nel comitato di Sinistra italiana e Verdi. A pochi passi da qui, il 10 settembre di 79 anni fa, la Resistenza debuttò scontrandosi con i reparti tedeschi pronti a occupare la capitale. La «battaglia di Porta San Paolo»: 400 morti civili piantarono i semi della ribellione popolare al nazifascismo.

Tornando a ieri, alle 23.38 nella sede del comitato arriva l’europarlamentare Massimiliano Smeriglio, accompagnato dall’assessore capitolino e candidato al Senato Andrea Catarci. «Sarà una lunga notte», dice Smeriglio. Degli exit poll non c’è da fidarsi, almeno rispetto ai numeri che riguardano la lista. Sui risultati generali, invece, c’è poco da sperare.

«La vittoria della destra trainata da Fratelli d’Italia è una brutta notizia per il paese», afferma Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra italiana. Rivolgendo lo sguardo dentro casa aggiunge: «I primi dati danno alla nostra lista, Alleanza Verdi Sinistra, un risultato che consideriamo positivo. Bisogna lavorare da subito per costruire l’opposizione con tutte le forze parlamentari alternative alla destra».

Foligno, Nicola Fratoianni al voto foto Ansa

Sulla stessa linea d’onda il leader dei Verdi Angelo Bonelli: «I dati sulla nostra alleanza rappresentano un’importante affermazione. È la conferma che spetterà a noi portare i temi della giustizia sociale e climatica nel prossimo parlamento italiano. Speriamo con la più folta rappresentanza».

Il co-portavoce del partito ecologista non risparmia una stoccata a caldo al leader del Partito democratico Enrico Letta: «L’affermazione della destra sovranista deve portare a una riflessione perché tutto si poteva evitare con una maggiore responsabilità e unità da parte dei tutti». Unità minata dal leader dem in nome di Draghi e di una sua presunta agenda.

Intanto sugli schermi iniziano a scorrere le prime proiezioni, ancora traballanti. Ammesso e non concesso che si possano sommare schematicamente le percentuali, in caso di «campo largo» il risultato sarebbe stato molto diverso. Poco sopra o poco sotto gli avversari, in base alle variabili.

Già oggi, comunque, per i rosso-verdi non è più tempo di condizionali passati. Ma di futuro prossimo. Quando ad agosto Fratoianni e Bonelli scelsero di entrare in coalizione con Enrico Letta ed Emma Bonino avrebbero dovuto dividere le candidature con Azione. In quel momento il Movimento 5 Stelle era dato per morto.

Alla fine i terzopolisti, in realtà in quarta posizione, sono andati da soli e Letta ha ripetuto ogni volta che ha potuto che con i rossi-verdi c’era solo un accordo elettorale. Mentre i 5S sono risorti. Tutti elementi che l’alleanza cocomero dovrà valutare attentamente.