Non solo aborto. Ad Ancona si sfila per la salute e i diritti
Manifestazione di Non Una Di Meno Molte associazioni presenti: «La regione Marche è uno dei laboratori delle destre»
Manifestazione di Non Una Di Meno Molte associazioni presenti: «La regione Marche è uno dei laboratori delle destre»
Una nuova generazione di femministe e femministi è scesa in piazza ieri ad Ancona per chiedere libertà, autodeterminazione e il riconoscimento dei propri diritti. Il corteo nazionale chiamato da Non una di meno ha attraversato il capoluogo di una regione in mano a Fratelli d’Italia. Dopo una irrilevante incursione da parte di un piccolo gruppo di attivisti pro-vita, il corteo si è aperto con l’intervento di Marte Manca, attivista di Non una di meno: «Non è solo una manifestazione per l’aborto ma una manifestazione per avere accesso alla salute per tutti. Non esistono nostri territori, ma esiste una Terra sola, unica, di tutti. Dobbiamo avere la possibilità di respirare: Ancona è una delle città più inquinate. L’Italia è vittima di una politica che non solo vuole decidere sui nostri corpi ma anche su quello che respiriamo. Chiediamo un’altra sanità, che non sia privata e che non sia legata a convenzioni. Vogliamo che le persone trans possano essere riconosciute: siamo stanche di respirare questa aria mortifera di transfobia. Non siamo persone fluide ma persone in carne e ossa che hanno bisogno di riconoscibilità, anche all’interno della sanità. Siamo contro tutti i tipi di confini».
Nella prima parte del corteo molte le associazioni nazionali, come Amnesty International: «Il diritto all’aborto deve essere assolutamente garantito e la sua progressiva restrizione a cui oggi assistiamo è una violazione dei diritti umani». Presente anche Potere al Popolo: «Partecipare oggi vuol dire difendere il diritto all’aborto libero sicuro e molto altro: sanità pubblica, laica, universale, gratuita, assunzioni stabili, politiche educative. Vuol dire riappropriarci dei nostri spazi decisionali, dei nostri diritti, senza sconti a chi per decenni, da destra a sinistra, ha appaltato e svenduto il nostro welfare».
Eliana Como, referente Marche per Le Radici del sindacato, ala di opposizione della Cgil, ha sostenuto l’importanza di scendere in piazza ad Ancona oggi, giorno della manifestazione sindacale di Bologna. Il collettivo di Obiezione Respinta, nato a Pisa ma inserito nella rete di Nudm, offre un servizio di mappatura a livello nazionale di obiettori di coscienza: «Non abbiamo scelto un luogo casuale, la regione Marche è uno dei simboli dei laboratori delle destre, uno dei simboli dello smantellamento del welfare, del Ssn. In questa regione 8 medici su 10 si rifiutano di praticare Ivg. Una regione in cui addirittura i farmacisti si dichiarano obiettori di coscienza e non dispensano né la pillola del giorno dopo né quella dei cinque giorni dopo. La scelta della periferia italiana non è casuale. Qui si sente forte la violenza di Stato e di genere».
Il collettivo Sisters on the block di Fano ha lanciato uno spezzone autonomo aperto, che ha poi visto l’adesione di diversi collettivi transfemmisti e realtà di lotta marchigiani: Ambasciata dei diritti, Femministe sibilline, i Collettivi studenteschi Depangher e Bagolaro e i gruppi anarchici. Il secondo spezzone nasce dalla necessità di non accettare una narrazione sensazionalistica calata sui corpi delle donne, che è quella dell’idea che ci sia un «laboratorio Marche»: «Non accettiamo che questa idea ci venga calata dall’alto perché non ci riteniamo cavie. Gli unici laboratori che dovrebbero essere aperti sono quelli di lotta femminista sui territori, nella Marche come in tutte le altre regioni; realtà di resistenza a una visione che permette tassi di obiezione altissimi, qui nelle Marche così come in tante altre regioni.
E se guardiamo fuori dei confini nazionali la situazione non è migliore in paesi come la Polonia o gli Stati Uniti. Vogliamo che questo attacco vada fermato in maniera decisa». Le attiviste spiegano: «Vogliamo modifiche alla legge e chiediamo che la RU486 venga distribuita in tutti gli ospedali e i consultori, oltre a una narrazione diversa sulla scelta di abortire. Occorre un cambiamento culturale. Questa manifestazione è importante per tutta l’Italia, così come per le Marche, dove scelte politiche a livello regionale e non solo, di destra e di sinistra, hanno portato a realtà come quella di Pesaro in cui esiste un cimitero dei feti. Non siamo precipitati in un buco nero con questa giunta regionale. Sicuramente non ci fermeremo oggi».
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