«Per anni abbiamo denunciato il fatto che i lavoratori non vogliono essere complici dei massacri delle guerre portate avanti dalle industrie belliche o da interessi legati ad alcune zolle di terra», dichiara José Nivoi, referente mare e porti dell’Unione sindacale di base, «per questo venerdì a partire dalle sei del mattino bloccheremo simbolicamente il varco San Benigno, a Genova, per poi spostarci verso la sede della compagnia marittima Zim, compagnia israeliana che ha sede a Haifa e ha messo a disposizione la sua flotta per portare armi verso Israele».

AL PRESIDIO DI VENERDÌ prossimo a Genova, che è stato indetto dal Collettivo autonomo lavoratori portuali del capoluogo ligure contro l’invio di armi in Israele, hanno aderito diversi sindacati di base, Bds Italia (sezione italiana per il movimento a guida palestinese per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele), Giovani palestinesi italia, Potere al popolo e alcune associazioni pacifiste. «Già nel 2021 assieme ai portuali di Livorno e Napoli avevamo provato a boicottare una nave piena di missili ad alta precisione diretti ad Israele – continua Nivoi – così abbiamo aperto un canale di interlocuzione con i palestinesi che allora ci avevano mandato una lettera di ringraziamento. Negli anni abbiamo continuato il boicottaggio delle guerre, in particolar modo della compagnia navale saudita Bahri specializzata nel trasporto di armamenti». Questa volta, però, ad essere contestata è la compagnia Zim, che ha dichiarato «la nostra priorità sarà quella di stanziare le risorse necessarie per aiutare Israele in questa situazione dura e difficile».

La mobilitazione di venerdì dei camalli risponde, inoltre, al comunicato dei sindacati palestinesi che lo scorso 16 ottobre chiedevano ai movimenti internazionali di boicottare il sistema bellico israeliano. «Noi abbiamo immediatamente accolto la richiesta dei lavoratori palestinesi con la mobilitazione del 10 novembre. Siamo contro il genocidio della popolazione di Gaza ancora in corso e soprattutto difendiamo la legge 185 del 1990 che vieta l’esportazione di armamenti verso zone di guerra. Una cosa è certa: le nostre mobilitazioni non si fermeranno venerdì», conclude José Nivoi.

A RISPONDERE ALL’APPELLO dei sindacati palestinesi anche altre città in diverse parti del mondo: mobilitazioni simili a quella di Genova sono in corso a Sydney, in Australia, e ci saranno a Barcellona, in Spagna. Da alcune settimane, invece, gli addetti aeroportuali in Belgio si stanno rifiutando di caricare armi, nel loro comunicato dichiarano che «caricare e scaricare ordigni bellici contribuisce all’uccisione di innocenti».

ANCHE NEGLI STATI UNITI, al porto di Tacoma, nello Stato di Washington, ci sono state delle proteste. Alcuni attivisti sospettavano che la Cape Orlando, nave statunitense, trasportasse munizioni ed armamenti per Israele. Anche il sindacato francese Cgt e il coordinamento dei sindacati greci, Pame, hanno dimostrato solidarietà con i lavoratori palestinesi. Altre manifestazioni si sono svolte alla sede londinese dell’azienda d’armi italiana Leonardo.