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Nomine Rai, il “campo largo” si spacca. Schlein ferma sul no

Giuseppe Conte ed Elly SchleinGiuseppe Conte ed Elly Schlein – Roberto Monaldo /LaPresse

Servizio pubblico 5S e Avs oggi parteciperanno alle votazioni sui nuovi consiglieri di amministrazione

Pubblicato un giorno faEdizione del 26 settembre 2024

«Non c’è ragione di rinnovare il cda visto che già controllano la Rai». All’ora di cena, all’assemblea dei parlamentari del Pd che dura appena mezz’ora e registra un solo intervento oltre a quello della segretaria (è di Anna Maria Furlan, d’accordo con la stessa segretaria), Elly Schlein è netta. Nonostante 5S e Avs abbiano ufficializzato nel corso della giornata che questa mattina parteciperanno alle votazioni sui quattro consiglieri d’amministrazione Rai di nomina parlamentare, il Pd darà forfait.

Una «suggestione diffusa da alcuni organi di stampa» ma «respinta dall’assemblea dei parlamentari 5 Stelle». Così ieri mattina i pentastellati avevano certificato il no al cosiddetto “Aventino” sulle nomine. In scia a Conte si mettono i leader di Avs Fratoianni e Bonelli, annunciando l’intenzione, anzi il «dovere» di partecipare al voto «per evitare di lasciare spazi ulteriori alla destra e al governo» e soprattutto perché l’annuncio mattutino del forzista Fazzone, presidente dell’ottava commissione del Senato, secondo il quale il 1 ottobre verranno incardinati tutti i disegni di legge sulla riforma Rai, viene giudicato «un successo delle opposizioni».

I capigruppo in commissione di vigilanza delle stesse opposizioni avevano chiesto in realtà che si procedesse prima alla riforma e poi alle nomine visto che entro il prossimo agosto gli stati membri della Ue dovranno adeguarsi al nuovo regolamento sulla libertà e il pluralismo dei media, il Media freedom act, liberando la Rai dal giogo dei partiti e del governo pena una procedura d’infrazione. La segretaria dem lo aveva ribadito già quando la premier e gli altri leader della maggioranza, dieci giorni fa, avevano ufficialmente promesso alle opposizioni un confronto sulla riforma chiedendo però di procedere con le nomine. Una posizione che Schlein ha mantenuto nonostante le ipotesi di una via alternativa per tenere unito il sempre più fantomatico campo largo.

Spiazzata prima da Conte (che già da giorni aveva aperto al confronto con la maggioranza) poi da Avs, ieri nel Pd, in attesa dell’assemblea dei gruppi parlamentari fissata per le 20.30, si ripeteva che il dietrofront era impossibile, anche se molti parlamentari spingevano per votare. Il capogruppo dem in commissione di vigilanza, Stefano Graziano, in tarda mattinata tuonava: «Il re è nudo, la maggioranza dice addio alla riforma della governance Rai». Perché nonostante le promesse, spiegava, il leghista Candiani aveva chiarito che il nuovo vertice Rai sarebbe rimasto comunque in carica per tre anni e il forzista Gasparri continuava a usare «la riforma come clava per ricattare le opposizioni».

Opposizioni che però nel primo pomeriggio si ritrovano divise con 5S e Avs in favore del rinnovo del cda con l’attuale legge (targata Renzi) e due nomi in canna (Alessandro Di Majo per i 5S e Roberto Natale per Avs) e Schlein (ma anche Renzi, della serie: famolo strano per evidenziare il solco in mezzo al campo) ferma sul no al rinnovo del cda senza riforma. Anche perché l’apertura della destra è tutta da verificare, e il prossimo banco di prova sarà la nomina del presidente del cda che deve ottenere il sì dei due terzi della commissione di vigilanza Rai. Fi insiste su Simona Agnes (e sembra subordinare a un sì sul suo nome l’apertura sulla riforma) mentre ancora ieri Conte assicurava che i 5S avrebbero avallato solo una presidenza «di garanzia».

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