«Dio creò l’uomo a sua immagine, uomo e donna li creò». Citano versetti dalla Genesi e dal vangelo secondo Matteo, le scritte con cui nella notte sono state imbrattate le mura dei licei Torquato Tasso e Augusto Righi di Roma, accompagnate dal simbolo neofascista della croce celtica e dalle frasi «No trans» e «No gay». Con vernice rossa e nera sono stati presi di mira anche i manifesti di «Protect Trans Youth», la prima manifestazione in Italia dedicata ai diritti delle giovani persone transgender, prevista a Roma per l’1 aprile. Poi il messaggio, lasciato nella strada che collega le due scuole, in uno dei punti di ritrovo dei collettivi studenteschi: «Ve l’abbiamo ripulita».

Per gli studenti del Righi non è un caso che le scritte arrivino adesso. Questo mese il Consiglio d’Istituto del liceo ha approvato il progetto per la Carriera Alias, permettendo agli studenti e alle studentesse che non si identificano con il genere assegnato alla nascita di poter sostituire – nel registro elettronico, negli elenchi e in tutti i documenti interni alla scuola aventi valore non ufficiale – il nome anagrafico, o dead name, con quello da loro scelto. «Per noi è una grande vittoria, perché abbiamo impiegato tantissimo tempo per scrivere il regolamento in modo che fosse il più corretto e inclusivo possibile. Ma si tratta di un cambiamento più formale che sostanziale: molti dei docenti e membri del personale scolastico rispettavano già la volontà degli studenti», ci racconta Fulvio, studente del quinto anno al Righi e membro del collettivo «Ludus». Contestualmente, il progetto prevede che la scuola si impegni a organizzare conferenze di sensibilizzazione sul regolamento stesso, su educazione sessuale e affettività e sui diritti della comunità Lgbt+.

Il gesto vandalico, pur non rivendicato, per i membri dei collettivi studenteschi dei due licei sarebbe attribuibile a organizzazioni di estrema destra che agiscono nella zona e con cui regolarmente si manifestano degli attriti. «Non è nuovo che organizzazioni neofasciste o conservatrici ultra-cattoliche si presentino sotto la nostra scuola per azioni provocatorie» continua Fulvio. Uno striscione con il nome di un collettivo di sinistra del Righi, sottratto lo scorso novembre, è ricomparso la settimana scorsa in un video inviato da anonimi sui social, mentre viene bruciato da persone incappucciate e vestite di nero, circondate da croci celtiche. Spesso poi, con il pretesto di fare volantinaggio, spiega Giovanni, studente del Tasso, «alcuni ragazzini stanno davanti la nostra scuola a fare scudo, mentre una componente più conflittuale, fatta anche di gente adulta ed esterna all’ambiente scolastico, attende dietro di loro una nostra reazione alle provocazioni».

Alessio, che da 15 anni lavora al Righi come collaboratore scolastico, ritiene inevitabile che situazioni del genere si verifichino sempre più di frequente in un paese in cui «dopo il pestaggio degli studenti a Firenze, l’unico problema per il ministro dell’Istruzione era rappresentato dalla lettera della preside che ricordava come lo squadrismo derivi storicamente dal fascismo. L’apologia al fascismo è ancora un reato nel nostro paese, ma queste persone agiscono indisturbate perché si sentono tutelate».

Gli studenti dei collettivi, riuniti in assemblea sui prati di villa Borghese, si confrontano sulle prossime mosse. Non è ancora certo che si indica una piazza, «ma credo che una risposta sia d’obbligo – conclude Fulvio –. Le nostre comunità scolastiche non possono e non devono accettare un attacco del genere alla libertà».