L’adesione dell’Arci alla manifestazione indetta per oggi da Amnesty International Italia e dall’AOI (Ass. di cooperazione e solidarietà internazionale), di cui facciamo parte con la nostra Ong Arcs, è coerente con la nostra storia.

E con i nostri valori e segue il lavoro internazionale che abbiamo portato avanti in questi anni. È inoltre una risposta ferma e decisa all’escalation di violenza in Israele e nei Territori palestinesi occupati. Dal primo giorno di questa immane ulteriore tragedia, completamente e colpevolmente dimenticata fino a qualche settimana fa, l’Arci si è mobilitata in tutta Italia. Senza infingimenti.

OGGI, DI FRONTE a migliaia di vittime civili e ad una situazione umanitaria drammatica torniamo in piazza per ribadire ancora una volta il rifiuto della logica della violenza e il rifiuto della logica della guerra come unica modalità per risolvere le controversie internazionali e le questioni territoriali.

Questo valeva, e vale, per l’Ucraina, per il popolo curdo, per il Nagorno Karabakh e per tutte i conflitti che in questo momento stanno segnando il nostro mondo, nella logica della guerra a pezzetti come ricorda spesso Papa Francesco.
È quella coerenza storica e quella coerenza valoriale che ci porta a dire che occorre fermare il massacro di civili inermi e innocenti, la prime vittime di ogni guerra.

Il sentimento che abbiamo provato di solidarietà nei confronti di Israele, all’indomani dell’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas, è un sentimento vero, un sentimento in cui ci siamo riconosciuti e ci riconosciamo.

MA OGGI NON POSSIAMO tacere l’angoscia, il dolore e la solidarietà verso di quei quasi 2 milioni di cittadine e cittadini, uomini donne e bambini, chiusi, asserragliati e affamati nella Striscia di Gaza, che non possono diventare l’oggetto della vendetta di nessun paese, tanto meno se questo paese si richiama alle democrazie occidentali. Non è altrettanto pensabile che, come avvenuto per l’Ucraina, qualunque posizione che in questo paese, in Europa e nel mondo, mette in risalto gli errori o i tentativi di bypassare il diritto internazionale vengano strumentalmente relegati ad una solidarietà con il terrorismo. È una mistificazione impudente della realtà.

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L’idea che ancora oggi interi paesi nel mondo, a cominciare dalla Palestina per arrivare a Cuba, siano sotto embargo, iscritti in liste di proscrizione come paesi terroristi e che questo possa giustificare affamare, impoverire e distruggere comunità intere di uomini, donne e bambini è una cosa intollerabile. Ed è intollerabile sempre. La nostra Costituzione, nata proprio sulla base e sull’esperienza della seconda guerra mondiale, e il diritto internazionale non possono oggi diventare carta straccia in questo paese completamente fuori controllo dal punto di vista culturale, politico e sociale.

Le reti pacifiste italiane ed europee stanno facendo appello al Consiglio di Sicurezza dell’ONU perché abbia il coraggio di assumersi la responsabilità che gli confidano centinaia di stati e dia seguito ai propri obblighi di garanzia del diritto internazionale chiedendo che cessino i combattimenti, l’assedio, le rappresaglie, lo spargimento di sangue e si affermi una tregua umanitaria, imponendo il rilascio dei prigionieri e degli ostaggi.

COSÌ COME FACCIAMO appello al governo, all’Unione europea e alla comunità internazionale di porre al centro dell’azione politica la vita delle popolazioni civili e di affrontare con urgenza la crisi umanitaria a Gaza e le violazioni dei diritti umani.

Non abbiamo nessuna intenzione di schierarci da una parte o dall’altra, non è questo il tema oggi, o essere incasellati nelle liste dei tifosi di una parte o dell’altra. Noi pretendiamo che tutti i cittadini di questo mondo possano vivere in pace, in una loro terra, senza essere per questo catalogati in qualche organizzazione terroristica. E per questo continueremo a batterci, senza se e senza ma, ma soprattutto senza paura.

* Presidente nazionale Arci