Una donna di 47 anni, chiamiamola Anna, docente di matematica, non vede il figlio ora dodicenne da un anno e mezzo perché il padre da cui è separata, nonostante il tribunale avesse stabilito incontri periodici tra lei e il bambino, ha bellamente disatteso l’ordine dei giudici.

La vicenda di Anna è finita in una interpellanza urgente ai ministri Nordio (Giustizia) e Roccella (Famiglia) presentata alla Camera dall’onorevole del Pd, Maria Cecilia Guerra.

Il motivo dell’interesse e, soprattutto, dell’urgenza dei chiarimenti è presto detto quanto doloroso: la signora Anna è malata da oltre un anno e ora è ricoverata in un reparto per le cure palliative ai malati terminali.

Ma il caso umano è aggravato – da qui l’intervento di Guerra, sostenuta dalla capogruppo Serracchiani – dal fatto che quel padre, medico di Trani, è sotto processo per maltrattamenti. In sostanza, le interpellanti chiedevano conto della mancata applicazione della Convenzione di Istanbul a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza, anche domestica.

Il governo ha mandato a rispondere il sottosegretario alla giustizia, Andrea Del Mastro Delle Vedove (Fratelli d’Italia) il quale ha precisato come il tribunale di Trani, presso il quale sono incardinati sia il procedimento di separazione tra i due coniugi sia quello penale contro l’uomo, abbia stabilito il collocamento del figlio maschio presso il padre su richiesta della madre a fine dicembre 2021.

Sebbene esuli da una ricostruzione puramente giudiziaria, aggiungiamo noi che la richiesta della donna era probabilmente motivata dall’aggravarsi delle condizioni di salute, per cui Anna ha preferito tenersi accanto solo la figlia più grande, ora diciassettenne.

C’è di più. Pochi mesi più tardi, ad aprile 2022, una Ctu psicologica disposta dal giudice istruttore di Trani circa l’idoneità dei genitori ha concluso che il bambino non voleva convivere con la madre. Tuttavia, anche lo psicologo proponeva incontri mensili tra i due. Incontri che non si sono mai tenuti.

Ora, sul punto è opportuno sottolineare – e nella replica Guerra lo ha fatto – la diversità di trattamento riservato ai diversi genitori. Mentre un figlio che non incontra il padre viene sempre bollato come «alienato» dalla madre, la quale si vede poi etichettata come «ostativa», a parti rovesciate emerge che il padre non solo non riceve alcuna reprimenda, ma addirittura gli si consente di non ottemperare esplicitamente – senza incorrere in alcuna sanzione – all’ordine del giudice.

Ora, ci ha informato il sottosegretario, il tribunale di Trani ha ribadito, pochi giorni fa, che il dottor X, così lo chiamiamo, accompagni una volta al mese il dodicenne a visitare la mamma.

Maria Cecilia Guerra è da sempre attiva sul versante delle politiche antiviolenza contro le donne. Nel 2013, come responsabile delle pari opportunità nel governo Letta 2, curò l’approvazione della legge che attivava in Italia la Convenzione di Istanbul. Come economista, nel governo Draghi si è occupata del bilancio di genere.