Da Netanyahu ieri sera i media si attendevano una apertura al compromesso con l’opposizione sulla riforma della giustizia che sta attuando il governo di destra tra le proteste di metà della popolazione. E invece il premier israeliano nel suo discorso alla nazione ha attaccato coloro che da settimane lo contestano. «Il diritto di manifestare è un valore fondante in democrazia ma questa libertà non è quella di fermare il Paese. Non è anarchia e caos», ha affermato ripetendo quanto aveva detto qualche ora prima, aggiungendo che i manifestanti avrebbero superato tutte le «linee rosse». Le parole di Netanyahu sono giunte mentre migliaia di manifestanti si radunavano sotto la sua residenza privata a Gerusalemme al culmine del «Giorno di mobilitazione» contro la riforma giudiziaria segnato da dure cariche dalla polizia a Tel Aviv che hanno fatto 11 feriti. Almeno 40 dimostranti sono stati arrestati dagli agenti in tenuta antisommossa, alcuni a cavallo, che con manganellate, granate assordanti, gas lacrimogeni e getti d’acqua hanno riaperto la tangenziale Ayalon chiusa dai manifestanti che avevano paralizzato, stendendo filo spinato e catene, anche l’Autostrada 1 che collega Gerusalemme alla costa. E interrotto il traffico ferroviario bloccando la chiusura delle porte delle carrozze dei treni alla stazione Ha Shalom. In quelle stesse ore la Knesset ha approvato in prima lettura un disegno di legge che limita radicalmente la capacità della Corte suprema di annullare leggi.

Il ministro della sicurezza nazionale e leader dell’estrema destra, Itamar Ben Gvir, ha applaudito alla prova di forza della polizia contro quelli che ha definito «anarchici». «Il diritto alle manifestazioni non è diritto all’anarchia» aveva detto prima di lui Netanyahu commentando gli incidenti a Tel Aviv. «Non possiamo accettare violenze contro agenti, la chiusura di arterie viarie e violazioni flagranti delle leggi dello Stato» ha aggiunto il primo ministro non mancando di accusare il capo dell’opposizione, Yair Lapid, di aver gettato Israele nel caos. «Netanyahu, l’unica anarchia qui è stata creata dal governo che ha perso la capacità di governare» ha replicato Lapid che poi ha avvertito che «Chiunque lasci giocare Ben Gvir con gli esplosivi sa che ci sarà un’esplosione».

Chi ieri ha sicuramente dato fuoco alle polveri è stato il ministro delle finanze (Sionismo religioso) ed esponente della destra estrema Bezalel Smotrich. Ha prima affermato che il villaggio palestinese di Huwara (Nablus) – teatro domenica scorsa del raid più violento messo in atto dai coloni israeliani negli ultimi decenni – «dovrebbe essere cancellato e penso sia dovere dello stato d’Israele farlo e non di privati cittadini (i coloni)». Poi, di fronte alle reazioni suscitate dalle sue parole ha rettificato affermando che le sue parole sono state «distorte». Qualche giorno fa il deputato nazionalista, Zvi Fogel, aveva detto di vedere nell’attacco a Huwara «un forte rafforzamento della deterrenza» dopo l’uccisione di due coloni.