Nemmeno ventiquattro ore di campagna elettorale e Giorgia Meloni sembra aver già incontrato quella che forse è la sua avversaria più temibile: Chiara Ferragni con i suoi 27 milioni di follower su Instagram. «Fdi ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche che governa. Una politica che rischia di diventare nazionale se la destra vince le elezioni.

Ora è il nostro tempo di agire e far sì che queste cose non accadano», ha scritto l’influencer, sottolineando il concetto con la foto di una sala operatoria. Se è vero che con l’insediamento della giunta di Fratelli d’Italia nel 2020 la situazione sul fronte dei diritti è peggiorata (le Marche non hanno mai voluto recepire le indicazioni ministeriali sulla somministrazione della pillola Ru486), è vero pure che già in precedenza il contesto non era dei migliori. Lo sottolinea, tra gli altri, Marte Manca di Non Una di Meno: «È una situazione che denunciamo da anni, da quando c’era il governo di centrosinistra, e che adesso, con la destra, si è ulteriormente accentuata». Negli ospedali marchigiani, secondo Manca, l’obiezione sarebbe «tra il 70% e il 100%».

L’ACCESSO AL DIRITTO all’aborto nelle Marche è in effetti un percorso a ostacoli. Se oltre il 90% delle strutture ospedaliere offre il servizio di Ivg (interruzione volontaria di gravidanza), la prevalenza di medici obiettori è assolutamente trasversale e purtroppo stabile da tempo: in provincia di Ascoli lo sono 7 ginecologi su 10 e 15 ostetriche su 18, a Civitanova la proporzione è 6 su 8 e 14 su 17, a Fermo 10 su 10 e 16 su 24, a Urbino 4 su 9 e 5 su 13, giù fino al caso Jesi: 10 su 10 e 20 su 20.

La situazione, poi, come nel resto d’Italia ha anche subito un deciso peggioramento con il Covid, quando le difficoltà di accesso negli ospedali hanno creato diversi disagi sul fronte dell’applicazione della legge 194. Inoltre, come denunciato in consiglio regionale da Emanuela Bora (Pd), la possibilità di somministrare la pillola nei consultori è ridotta al minimo proprio per la mancata volontà della Regione di applicare le direttive del ministero della Salute: «In questo senso – disse lo scorso giugno la consigliera – le Marche sono peggio del Texas».

C’è poi la battaglia dell’assessora Giorgia Latini (peraltro candidata al collegio uninominale di Macerata con la Lega) che da anni si batte per «dare fondi alla vita», ovvero elargire soldi pubblici «a chi decide di non abortire», formula assai ambigua ma graditissima ai vari gruppi ultracattolici che, in effetti, nelle Marche da due anni a questa parte non perdono mai l’occasione di fare la voce grossa. Era l’inizio del 2021, infine, quando il capogruppo di Fdi Carlo Ciccioli parlo dell’aborto come incentivo alla «sostituzione etnica» degli italiani.

MARCHE COME laboratorio italiano della «alt right» sono un fatto noto ormai a livello internazionale e l’apertura della campagna elettorale di Giorgia Meloni ad Ancona, almeno nelle intenzioni, è servita a far vedere che Fratelli d’Italia non è soltanto un partito di nostalgici, ma anche una riserva di bravi amministratori. Molti pezzi dell’amministrazione Acquaroli, infatti, hanno trovato spazio nelle liste e nel non improbabile scenario che entrino tutti in Parlamento, il governo regionale dovrà inventare una nuova giunta. Sul fronte del centrosinistra, la polemica sul diritto all’aborto nelle Marche ha dato modo di affondare il colpo su uno dei lati più ambigui della campagna della destra.

LA DEPUTATA DEL PD e portavoce della conferenza nazionale delle donne democratiche Cecilia D’Elia è stata la prima ad andare all’attacco dicendo che, in fondo, «dovunque, quando la destra governa, l’autodeterminazione delle donne è in discussione. Succede nel mondo e succede in Italia». Le fa eco Laura Boldrini: «La destra vuole togliere alle donne il diritto di decidere. In Umbria e nelle Marche, amministrate da Lega e Fdi, l’aborto è di fatto impedito. Grazie a Chiara Ferragni per l’impegno a difesa della legge 194, battaglia che ci deve vedere tutte unite. Mai più aborto clandestino». Anche Fratoianni, nel ringraziare l’influencer, sottolinea come la destra ovunque comprima i diritti delle donne e dunque «dobbiamo impedire che questo avvenga a livello nazionale, è un fatto di civiltà».