Nel gioco dell’oca della manovra quota 100 dura tre anni e alle imprese vanno cinque mesi di «reddito di cittadinanza»
Legge di bilancio In attesa dell'oracolo di Bruxelles, il governo "populista" che voleva "abolire la povertà" e sfidava i parametri di Maastricht ora gli accetta e moltiplica i doni alle imprese
Legge di bilancio In attesa dell'oracolo di Bruxelles, il governo "populista" che voleva "abolire la povertà" e sfidava i parametri di Maastricht ora gli accetta e moltiplica i doni alle imprese
Nel mondo dei «numerini» siamo tornati, quasi, alla casella di partenza, con uno zero in mezzo, particolare vezzoso per confondere ancora di più le acque dell’algebra variabile e impaurita di un governoche tiene fede alle promesse elettorali sulle pensioni a quota 100 e il sussidio di povertà iperbolicamente chiamato «reddito di cittadinanza» e rispettare i maledetti (in un’altra epoca) parametri di Maastricht. Non è più il tempo del 2,4% del rapporto deficit-Pil festeggiato dal balcone, quando Di Maio pensava di aggiungere nella bacheca di Facebook la coppa mondiale della «manovra del popolo», ma lo 2,04%, sette miliardi di euro in meno. Più vicino all’1,8% vaticinato prima di Ferragosto dall’ormai silente Tria, quello che l’altro ieri ha sospirato che «l’accordo con l’Ue è possibile, ma la scelta è politica». Politica è anche essere un ministro dell’economia, per la cronaca.
È anche possibile che i populisti tutti d’un pezzo ritengano valicabile al ribasso anche il due con lo zero in mezzo. Un altro paio di miliardi si possono togliere al pallottoliere, restando nel campo della «politica, non degli astronauti» come ha detto ieri il sagace sottosegretario Giorgetti. Il «me ne frego» o lo «spread me lo mangio a colazione» sono lontani. Ora è il momento della digestione. Quando l’oracolo della Commissione Ue parlerà, allora scatterà una nuova fase della campagna elettorale. Lo schema di gioco resta la stesso: posporre l’inizio della spesa per 16,7 miliardi complessivi sulle misure bandiera, e spalmarla su più anni, con il rischio concreto che a partire dal 2020 i costi aumentino. Per «quota 100» saranno introdotte «clausole di garanzia» per limitare la spesa nel caso di andamento superiore al previsto (e non sarà l’unico caso di questa singolare austerità auto-inflitta). Previste finestre di uscita che da tre mesi potrebbero raddoppiare a sei. Questo rimedio, occasionale, all’aumento automatico dell’età pensionabile della «Fornero» avrà durata «sperimentale» di tre anni. Si presume la durata di una legislatura che potrebbe durare meno. La scommessa è sui 170 mila dipendenti pubblici. Il loro numero potrebbe essere più basso perché avranno probabilmente un interesse più basso dei privati ad anticipare la pensione.
Con l’offensiva delle imprese, l’ansia del governo di rimboccargli le coperte è aumentata. Fanno parte del «popolo» anche loro, no? La misura che colpisce di più è quella annunciata dei cinque mesi (non più 3) del «reddito di cittadinanza» alle imprese che assumono nuovi precari (sei per le donne). Nella preistoria i «populisti» a Cinque Stelle volevano «abolire la povertà». Oggi gli manca poco per regalare tutto il sussidio alle aziende. Come vuole la Lega. Un giorno gratteremo «l’amico del popolo» – per citare un detto celebre – e troveremo l’interesse dei padroni.
In attesa della rivelazione (ovvero: la pubblicazione di un testo, qualsiasi, sul «reddito») forse una soluzione è stata trovata agli incredibili annunci di riformare i centri per l’impiego in tre mesi, mentre ne servirebbero due o cinque. Consentire il versamento del Reddito di inclusione («ReI») contro la povertà nel 2019, anche in assenza della comunicazione dell’avvenuta sottoscrizione del progetto personalizzato. Lo prevede una norma contenuta nella bozza di emendamento Milleproroghe alla manovra, che il governo dovrebbe presentare. Appoggiandolo al veicolo del contestatissimo ReI del Pd, sarà possibile presentare all’elettorato delle europee il pacco regalo del «reddito».
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