Natoli sospesa dal Csm: «Ha violato i suoi doveri di imparzialità»
La vicenda Il plenum dopo lo scandalo: 22 favorevoli, 6 contrari e 2 astenuti. L’autodifesa della ex consigliera: «È stato defraudato il parlamento, farò la nonna a tempo pieno»
La vicenda Il plenum dopo lo scandalo: 22 favorevoli, 6 contrari e 2 astenuti. L’autodifesa della ex consigliera: «È stato defraudato il parlamento, farò la nonna a tempo pieno»
Il plenum del Csm ha sospeso la consigliera Rosanna Natoli: ventidue i voti a favore, sei i contrari e due le schede bianche. Un esisto scontato per una vicenda che si è aperta nel luglio scorso, quando durante una seduta della commissione disciplinare, l’avvocato Carlo Taormina ha consegnato nelle mani del vicepresidente Fabio Pinelli una chiavetta usb con l’audio e la trascrizione di un incontro avvenuto tra la sua cliente Maria Fascetto Sivillo – giudice catanese sotto procedimento disciplinare – e Natoli, che le offriva consigli sul da farsi.
UNA CONDOTTA che «appare sussumibile nel reato di rivelazione di segreto d’ufficio» per evidente «violazione dei doveri di imparzialità e terzietà», come ha detto Pinelli nella sua relazione introduttiva al plenum di ieri mattina. Prima del voto, Natoli si è lanciata nella lettura di cinque pagine di memoria difensiva, un’arringa di certo appassionata con vari momenti stracult. Se non stessimo parlando di un organo di rilievo costituzionale al cui vertice siede il presidente della Repubblica. L’inizio della difesa è stato piuttosto puntuale. «Non mi dimetto e non accetto processi sommari – ha detto Natoli -, nessun atto di indagine è stato compiuto dalla procura di Roma e non può una perizia di parte, per di più non giurata, e depositata da una parte che ha numerosi procedimenti penali e disciplinari avere valore probatorio». Poi è partito uno svarione di vittimismi e scuse raro anche per questo periodo storico, in cui le teorie del complotto e le ipotesi di congiura si susseguono con incredibile sequenza. «Contro di me c’è stata una campagna di fango», ha attaccato ancora Natoli, prendendosela con la stampa, colevole di averla definita «amica di un uomo: il presidente del Senato Ignazio La Russa» che «è amico di più di mille persone a Paternò», paese che ha dato i natali sia a lui sia all’ormai sospesa consigliera. E poi, ancora: «Con la sospensione non vengo defraudata io, farò la nonna a tempo pieno, ma è stato defraudato il parlamento che perde un consigliere eletto in seduta comune. E al parlamento io rispondo. Non rispondo alla parte politica che mi ha proposto, ma alla mia coscienza, alla mia dignità, al popolo italiano che mi ha eletto». La votazione, dopo, è andata come da previsioni: larga maggioranza di favorevoli alla sospensione e discorso, per il momento, archiviato. Con qualche se e qualche però. Il togato indipendente Andrea Mirenda, contrario, ha avuto parole dure per la vicenda: «La questione di diritto affrontata dal plenum va ben oltre il caso Natoli e proietta ombre inquietanti sulla futura libertà del consiglio: da oggi, difatti, ogni singolo consigliere potrà essere sottoposto al pregiudizio di un procedimento di sospensione dalle proprie funzioni di rilevanza costituzionale sulla base di una mera iscrizione nel registro degli indagati e dei fatti a monte di essa. Facile cogliere la parabola paradossale di un atto, l’iscrizione, che sebbene pensato esclusivamente in funzione di garanzia, diviene – da oggi – la condizione necessaria e sufficiente per l’esposizione di ogni singolo Consigliere, magari sgradito, a pesantissima minaccia».
ROBERTO FONTANA, togato anche lui indipendente, vede però il merito della questione in maniera opposta: «Questa vicenda mette in luce soprattutto un buco enorme nella disciplina di tutela dell’organo: se di questa vicenda fosse stato protagonista un consigliere magistrato, a prescindere dalla rilevanza penale della condotta in questione, la procura generale avrebbe aperto un procedimento disciplinare che pressoché certamente sarebbe sfociato in una sanzione superiore all’ammonimento con conseguente decadenza di diritto dal consiglio. Per i consiglieri laici scatta la decadenza solo se si arriva a una sentenza penale di condanna. In questo modo condotte anche molto gravi da parte di consiglieri laici rimarrebbero senza sanzione in tutti i casi in cui non integrano un reato».
La decisione sulla nomina di chi dovrà sostituire Natoli in commissione disciplinare è slittata al prossimo plenum.
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