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Napoli, Zanotelli si incatena per difendere l’acqua pubblica

Napoli, Zanotelli si incatena per difendere l’acqua pubblicaNapoli, Alex Zanotelli in catene davanti la sede del comune – Ansa

Lo scontro Gli attivisti contro la modifica dello statuto di Abc, l'azienda speciale che gestisce il servizio idrico cittadino. Il padre comboniano: «Il consiglio comunale non ratifichi il nuovo testo»

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 8 giugno 2024

Alex Zanotelli, il sacerdote comboniano che è stato tra i paladini della battaglia per l’acqua pubblica, si è incatenato ieri a un albero in piazza Municipio, davanti alla sede del comune di Napoli, per protestare contro la delibera della giunta Manfredi di modifica dello Statuto di Acqua Bene Comune, la società di gestione della risorsa idrica. Nello stesso momento Alessandra Sardu, la presidente del consiglio di amministrazione di Abc, ha rassegnato le sue dimissioni. Due episodi almeno in apparenza completamente scollegati – il mandato di Sardu sarebbe scaduto l’undici giugno e ieri si è svolta l’ultima riunione del consiglio di amministrazione – che però hanno riportato al centro del dibattito il caso di Acqua Bene Comune, tra le pochissime realtà completamente pubbliche di gestione del servizio idrico in Italia.

«Lancio un appello – ha detto Zanotelli – affinché il consiglio comunale non approvi la modifica dello Statuto, perché sarebbe un tradimento della volontà dei cittadini espressa dal referendum. Vogliono stravolgere l’azienda speciale per poi trasformarla in società per azioni». Con lui c’erano Costanza Boccardi, rappresentante dei comitati per l’acqua, ed Alberto Lucarelli, docente universitario di Diritto costituzionale e assessore nella prima giunta de Magistris. «Sono tre i punti critici – ha detto quest’ultimo – della modifica di Statuto. Il primo è la espulsione dei due rappresentanti ambientalisti dal cda. Il secondo è che si elimina il modello del bilancio economico partecipato. Il terzo è che si trasforma il comitato di sorveglianza in comitato di partecipazione e lo si riduce nel numero».

La Cgil non è meno perplessa dalla iniziativa di Manfredi e della sua squadra: «Si tratta – hanno commentato ieri Raffaele Paudice e Lella Messina (il primo fa parte della segreteria confederale Napoli e Campania, la seconda è segretaria generale Filctem Napoli e Campania) – di modifiche non marginali. Il Comune ha intrapreso un percorso sbagliato». Domenico Aiello, che era nel cda come rappresentante del Wwf, ieri ha abbandonato la seduta in segno di protesta contro la decisione della giunta.

Rispetto alla quale, invece, non ha battuto ciglio Sergio D’Angelo, che di Abc è stato commissario e che attualmente siede in consiglio comunale come capolista di Napoli Solidale. «Andrebbe ricordato ha detto che il comitato di sorveglianza non è stato mai nominato in oltre dieci anni. Era una previsione intelligente, ma occorreva lamentarsi che non fosse stato mai nominato. Sfido poi qualcuno a mostrarmi un bilancio partecipato ecologico che sia stato approvato. Così come non mi risulta che gli esponenti delle associazioni ambientaliste nel cda abbiano mai reso conto del proprio operato alla città. Le modifiche di statuto mi paiono non significative. La vera battaglia è contro il decreto legislativo 201 che entro il 2027 parrebbe obbligare a tornare a società per azioni».

Le dimissioni di Sardu aprono intanto la partita per il nuovo presidente. Potrebbe essere un professore universitario o magari una figura interlocutoria, che lascerebbe la società sotto il controllo del direttore generale Sergio De Marco, ingegnere proprio come il sindaco e l’assessore alle Infrastrutture Edoardo Cosenza. C’è anche chi ha ipotizzato un ritorno in sella proprio di D’Angelo, che solo due giorni fa si è dimesso dagli incarichi che ricopriva da 33 anni ai vertici nel consorzio Gesco, attivo nel Terzo Settore. Lui, tuttavia, ha smentito: «Mi piacerebbe, ma per tornare a occupare una funzione da amministratore in un’azienda speciale occorrerebbe che io non fossi consigliere comunale da due anni».

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