Musolino: «È un dato oggettivo, questi episodi sono in aumento»
Intervista Il segretario di Magistratura Democratica: «La gestione del dissenso è un fatto mediatico: alcune categorie vengono esposte a una repressione più rigorosa, implicitamente autorizzata da un sentire diffuso»
Intervista Il segretario di Magistratura Democratica: «La gestione del dissenso è un fatto mediatico: alcune categorie vengono esposte a una repressione più rigorosa, implicitamente autorizzata da un sentire diffuso»
Le immagini dei ragazzi con le teste spaccate e il sangue che cola sugli abiti girano tra gli smartphone della platea del teatro Massimo di Palermo, dove l’Associazione Nazionale Magistrati ha aperto ieri il suo trentaseiesimo congresso. Le cronache che cominciano a uscire già dall’ora di pranzo, per quanto stringate, chiariscono bene cosa è successo: una manifestazione di giovani è stata repressa a colpi di manganelli. Ancora una volta, per quello che sta diventando un’inquietante consuetudine. Ne parliamo in un corridoio del teatro con Stefano Musolino, procuratore aggiunto a Reggio Calabria e segretario di Magistratura democratica.
A Roma il corteo degli studenti contro gli Stati generali della natalità è stato represso in maniera piuttosto dura…
E non è la prima volta che vediamo fatti del genere…
Infatti succede da sempre che alcune manifestazioni vengano fermate con le cariche e le manganellate. Ultimamente però la frequenza di certi episodi sembra essere aumentata.
È un dato oggettivo. Evidentemente c’è maggiore pressione su chi dovrebbe gestire queste situazioni e che forse, tra l’altro, non ha la formazione adatta a assorbire i momenti fisiologici di tensione che possono venire a crearsi. Questa è soltanto una spiegazione di un fatto che, ripeto, è oggettivo, indiscutibile, che vede un aumento statistico di incidenti del genere.
Non trova che a finire in mezzo a questi episodi siano quasi sempre studenti mentre in altre circostanze il metro della gestione della piazza sia diverso? Pensiamo, ad esempio, alle proteste degli attivisti climatici, che vedono arresti, denunce e addirittura processi per blocchi stradali. Mentre, ad esempio, il movimento dei trattori, che pure usava come metodo di protesta i blocchi stradali, non ha ricevuto nemmeno una multa dei vigili urbani…
Mi sembra una particolarità di questa stagione politica. La gestione del dissenso è prima di tutto un fatto mediatico: alcune categorie vengono giustificate a discapito di altre, che nelle piazze vengono esposte ad una repressione più rigorosa, per così dire, implicitamente autorizzata da un sentire diffuso. È come se ci fosse la possibilità di contenere le istanze di chi, muovendosi in senso contrario all’opinione della maggioranza contingente, possa essere represso «legittimamente» con maggiore aggressività. In altre circostanze invece sembra avvenire il contrario.
Ha parlato di fatti mediatici. Ecco, a proposito, si stanno moltiplicando anche gli episodi di censura, oltre che gli attacchi alla libertà di stampa. Come se questo governo soffrisse di una sorta di strana allergia ad ogni tipo di controllo, da quello dell’opinione pubblica in avanti…
Questa purtroppo è una percezione che riguarda quasi tutte le democrazie moderne e la loro difficoltà a gestire i vari conflitti presenti nella società. Del resto siamo in un momento storico in cui c’è un diffuso livello di povertà che aggredisce sempre più classi che una volta erano al sicuro da problemi economici, e questo ovviamente può generare tensioni. In questo quadro, che è sotto gli occhi di tutti, la risposta, sbagliata, è che si tende a ridurre gli spazi di intervento degli organi di garanzia, che vengono visti come un ostacolo alle politiche governative. C’è una tendenza sempre più marcata a indebolire le istituzioni di garanzia, in Italia e non solo.
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