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Murales, giornali-evento e volontari: Sanders alla «Battaglia di New York»

Murales, giornali-evento e volontari: Sanders alla «Battaglia di New York» – Marina Catucci

Comunicazione La campagna dal basso del candidato che sfida Hillary Clinton tra i democratici. Al suo servizio le strategie utilizzate dagli «occupiers» per aggirare l’ostracismo dei media tradizionali

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 10 aprile 2016

La campagna delle primarie ora è tutta su New York: entrambi i candidati democratici hanno radici (naturali o elettive) in questo stato.

E qui le campagne di Sanders e Clinton stanno mostrando tutta la loro differenza, e mentre Hillary passa da una raccolta fondi all’altra, Bernie sta battendo la città palmo palmo, con comizi nei parchi quartiere dopo quartiere, dal Bronx a Brooklyn. I suoi volontari non si limitano ai contatti telefonici ma fanno il porta a porta, hanno banchetti per strada e la differenza di un movimento dal basso e una macchina politica istituzionale è visibile tramite la lente della strategia di comunicazione.

I canali social, ormai, sono il mezzo di comunicazione più usato da tutti: dei vari eventi si viene a sapere tramite Facebook, vengono poi raccontati live su Twitter ed Instagram, resi visibili con Periscope e i dietro le quinte calibrati e svelati con Snapchat. La mailing list è rimasta uno strumento per chiedere donazioni e per riassumere, per anziani non social, cosa è accaduto nei giorni precedenti.

Sin dall’inizio la campagna social di Sanders è stata curata da attivisti d Occupy Wall Street: a loro si deve lo slogan con hashtag #FeelTheBern, e il simbolo degli occhialini sormontati da un cespuglio di capelli bianchi è il più che riconoscibile simbolo del candidato socialista del Vermont. In questi giorni, a Brooklyn, nella zona di Greenpoint ormai non più polacca ma colonizzata dagli hipster, poche ore prima del comizio i comitati della zona han fatto comparire un murales di benvenuto: «Bentornato a casa Bernie», vi si legge e si invita ad andare a votare per lui, il 19 Aprile. Un altro murales è comparso nel Bronx realizzato in 9 ore da 87 artisti volontari.

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Questi murales per New York valgono più di qualsiasi spot elettorale, ne han parlato i giornali locali, non li si possono ignorare, e il costo è stato quello delle bombolette. Questo come esempio di una campagna comunque organizzata, ma anche i singoli si attrezzano e così, le lavagne esposte per strada che solitamente illustrano i menu o fanno pubblicità al bar che li mette su la porzione di marciapiede antistante il locale, ora servono come cartellone pubblicitario con messaggi pro Sanders.

 

Questo tipo di comunicazione si affianca ad altri media, più tradizionali. In questi giorni è partita una campagna di raccolta fondi su Indiegogo, internazionale di crowdfunding, che si chiama The battle of New York, la battaglia di New York. Il fine di questa campagna è quello di raccogliere 80 mila dollari necessari a The Indypendent, giornale gratuito di ultra sinistra, e all’Occupy Wall Street Journal, per la produzione e stampa di 500 mila copie di un’edizione in inglese e spagnolo dedicata a Sanders con cui «invadere le strade di New York».

 

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I media ufficiali in effetti non stanno dando a Sanders lo spazio che ha Clinton (i quasi 20 mila accorsi al suo primo comizio newyorchese non hanno avuto nemmeno un minuto di diretta tv, per dire) e l’idea di Indypendent e OWS è quella di avere un effetto catalizzatore, «amplificando e proiettando un movimento in movimento, rendendo l’uscita del numero speciale una notizia in sé». E in questa dichiarazione di intenti c’è tutta la strategia comunicativa degli occupiers che dal 2011 ha cambiato le tecniche di utilizzo dell’informazione da parte del movimento e che ora viene messa al servizio di Sanders.

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