Nel Partito democratico continua la pioggia di endorsement per Joe Biden. Se quello del moderato Cory Booker non era inaspettato, clamoroso è stato quello della senatrice californiana Kamala Harris. L’ex candidata alla Casa bianca ha dichiarato che «non c’è nessuno più preparato di Joe per riportare onore e decenza nello studio ovale», e si è impegnata a fare il possibile per la sua elezione.

Durante il primo dibattito per le primarie dem Harris aveva messo alle strette Biden sulle questioni razziali, in particolare sulle decisione prese dall’ex vice di Obama quando era senatore del Delaware. Ora in molti vedono in lei una possibile vice di Biden, che deve bilanciare la propria candidatura troppo anziana e bianca.

Biden è consapevole del peso degli endorsement che sta ricevendo. A un comizio a St. Louis, in Missouri, ha ringraziato le basi dei candidati che ora lo appoggiano: «A tutta la gente di Amy (Klobuchar), a tutta la gente di Pete (Buttigieg), a tutta la gente di Kamala (Harris), a tutta la gente di Beto (O’Rourke), dico che fate una differenza gigantesca. Andiamo a unire questo partito e questo Paese».

Sanders dal canto suo ha incassato l’endorsement del leader dei diritti civili ed ex candidato alla presidenza, il reverendo Jesse Jackson. «Ad eccezione dei nativi americani, gli afroamericani sono le persone ad essere più indietro socialmente ed economicamente negli Stati uniti – ha dichiarato Jackson – e le nostre esigenze non sono moderate. Un popolo molto indietro non può recuperare scegliendo un percorso moderato, ma progressista e il senatore Sanders rappresenta il percorso più progressista. Ecco perché oggi scelgo di appoggiarlo». La relazione tra Sanders e Jackson risale al 1988, quando l’allora sindaco di Burlington, Bernie Sanders, appoggiò Jesse Jackson come presidente del comitato presidenziale democratico della sua città. Ai tempi Sanders descrisse Jackson come «un candidato alla presidenza che ha fatto più di ogni altro candidato nella memoria vivente per unire i marginalizzati, un candidato che sta creando una coalizione storica, di lavoratori, poveri, donne, minoranze, studenti, agricoltori, pacifisti, ambientalisti. Un uomo che ha condotto la campagna politica più coraggiosa ed emozionante nella storia moderna della nostra nazione».

Al momento però, l’endorsement più politicamente pesante tarda ad arrivare ed è quello della senatrice progressista Elizabeth Warren, che dopo essersi ritirata dalla campagna elettorale è diventata molto più centrale. Sanders, come Biden, ha elogiato il suo impegno: «Ha condotto una straordinaria campagna di idee, chiedendo che i ricchi paghino la loro giusta quota, di mettere fine alla corruzione a Washington, di garantire la sanità a tutti, di contrastare il cambiamento climatico, di affrontare il debito degli studenti e di proteggere vigorosamente i diritti delle donne», ha twittato Sanders. Questo non gli ha impedito di aggiungere, qualche giorno dopo, che l’endorsement di Warren non è fondamentale per la sua corsa.

Dal canto suo lei potrebbe anche decidere di non appoggiare nessun candidato delle primarie, per poi schierarsi con il vincitore per sconfiggere Trump.