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Muhlbauer c’è, contro i candidati fotocopia

Muhlbauer c’è, contro i candidati fotocopiaLuciano Muhlbauer

Intervista Parla il capolista Milano in Comune: «Nei movimenti c’è delusione per l’epilogo desolante della giunta Pisapia. Ma astenersi significa consegnare la città a Salvini o al Pd di Sala»

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 29 maggio 2016

Luciano Muhlbauer c’è. La sua presenza, non scontata, mette in difficoltà i delusi che a sinistra avevano già deciso di saltare un giro. Gli astensionisti più convinti vacillano, altri hanno ceduto quasi a malincuore: «Se c’è Luciano, voto». Dopo troppi anni sempre in prima linea, è lui la testa di serie della lista Milano in Comune.
Dopo l’annunciato ritiro di Pisapia, la sinistra ha brancolato nel buio per un anno. In dirittura d’arrivo, prima della candidatura a sindaco di Basilio Rizzo, la lista Milano in Comune ha faticato a trovare una personalità disposta a metterci la faccia.

Non rischia di essere una candidatura di testimonianza?

Certo, ci sarebbe voluto più tempismo e un processo partecipativo ben più articolato e ampio. E non credere che in molti luoghi non se ne sia parlato. Ma alla fine bisogna sempre fare i conti con la realtà, cioè con il momento di stanca dei movimenti e con il peso dell’epilogo desolante dell’esperienza Pisapia, che ha seminato disorientamento e delusione. Insomma, ci sarebbe voluto un processo tipo Barcelona en Comú, ma qui mancano i presupposti. Milano in Comune, con i suoi limiti, non è però una «testimonianza», ma l’unico strumento concreto a disposizione per impedire che in città si chiudano tutti gli spazi politici e che si imponga una grigia omologazione, di cui i candidati fotocopia Sala e Parisi sono una fedele rappresentazione. Basilio Rizzo dobbiamo ringraziarlo, si è messo a disposizione mentre altri hanno tentennato.

A sinistra, soprattutto in aree di movimento, c’è aria da astensione.

Verissimo, anche in ampi settori della cosiddetta sinistra diffusa. Nulla di sorprendente, è il prezzo delle delusioni e delle aspettative disattese. Vedo però che man mano che ci si parla qualcosa sta iniziando a cambiare e che si affaccia anche un’altra opzione. Cioè, quella che grosso modo dice che non è il caso di lasciare campo libero alla normalizzazione e che, in vista dei conflitti che verranno, uno spazio politico accessibile, anche a livello istituzionale, potrà essere prezioso.

Quali temi stai portando in campagna elettorale e che segnali stai cogliendo?

Sono i punti di vista che si tentano di espellere dal dibattito pubblico. Temi come l’autogestione, gli spazi sociali o il riuso delle aree dismesse vengono trattati al massimo come «problemi» da risolvere. Ci sono questioni come l’antifascismo, sempre più trattato come un accessorio delle feste comandate o in campagna elettorale. Soprattutto si tratta di portare punti di vista diversi e alternativi su quei temi che tutti i candidati sindaci citano, dandone però risposte analoghe. Tutti parlano di lavoro in termini quantitativi, ma a nessuno sembra interessare la qualità del lavoro e del reddito, come se di voucher, stage e lavoro «volontario» si potesse campare. Tutti parlano di «razionalizzare» il lavoro pubblico, cioè di tagliare ed esternalizzare, ma a nessuno viene in mente di valorizzare le professionalità esistenti. Sulla questione abitativa le coalizioni di Sala e Parisi fanno a gara a dire chi è più bravo a sgomberare le «occupazioni abusive» ma nessuno spiega perché non si assegnano gli appartamenti popolari sfitti, che in città ammontano a circa 10mila. Il Comune si è appena vantato di aver sgomberato 400 occupazioni, ma si è «dimenticato» di dire che nemmeno una di questa abitazioni è stata assegnata alle 23mila famiglie in lista d’attesa.

Problema ballottaggio. Siete in difficoltà, visto che non date indicazioni di voto.

Nessuna difficoltà e nessuna indicazione. Si tratta di prendere sul serio gli elettori. Ho potuto toccare con mano che nessuno ha bisogno di indicazioni, perché tutti ci stanno ragionando autonomamente. I punti di vista sono diversi. Chi dice che piuttosto che quelli di Salvini, allora mi turo il naso, e c’è chi dice che questa operazione del Pd e di Renzi non la può votare. Insomma, decideranno in autonomia, valutando i segnali che arrivano. Ma se i segnali sono quelli dell’altro giorno, cioè di un Sala e di un segretario cittadino Pd che un giorno strillano contro il nazi candidato della Lega e quello dopo vanno a dare le pacche sulle spalle al candidato sindaco sostenuto da Casa Pound, allora che ti devo dire?

E tu? Ti vedremo per la prima volta a Palazzo Marino?

Dipende dagli elettori. Se vanno alle urne o se stanno a casa, se voteranno per Milano in Comune e per il sottoscritto oppure se faranno scelte diverse. Per quanto mi riguarda posso dire soltanto che questo non è un gioco e che sono convinto che proprio oggi sia necessario aprire uno spazio politico in questa città e in questo nuovo quadro politico, lontano anni luce dal 2011. E penso anche che sia possibile.

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