A una settimana dal corteo in difesa di Metropoliz e Museo dell’altro e dell’altrove (Maam), minacciati di sgombero, una nuova mobilitazione sul tema casa andrà in scena oggi nella capitale. Alle 16 movimento per il diritto all’abitare, Spin Time, Asia-Usb e Nonna Roma convocano un’assemblea davanti al Campidoglio per discutere del Piano casa che sta per approdare in giunta. La singolarità dell’appuntamento è che non si tratta di una protesta contro la misura che definirà la strategia dell’amministrazione guidata da Roberto Gualtieri (Pd). Al contrario: la richiesta è approvarla subito.

La redazione consiglia:
Che ne sarà del museo abitato

«Aspettiamo questo Piano casa con ansia, insieme a migliaia di uomini e donne che in città sono minacciati da uno sfratto, per morosità o finita locazione, da uno sgombero o semplicemente non riescono ad accedere a un alloggio per affitti troppo alti o mutui in costante rialzo», scrivono i promotori. Il Piano casa è frutto di un lavoro di confronto lungo un anno e mezzo tra l’amministrazione capitolina, in particolare l’assessorato a Patrimonio e politiche abitative di Tobia Zevi, le organizzazioni che si battono per il diritto alla casa e gli altri soggetti coinvolti sul tema. Definisce un approccio organico alla questione, insieme a un cronoprogramma di interventi e allo stanziamento di fondi. «Questa amministrazione ha investito tanto sulle politiche abitative, raccolte nel Piano casa e già operative dal nostro arrivo: 220 milioni per comprare nuovi alloggi popolari, quasi 500 assegnazioni, due palazzi sgomberati pacificamente e nemmeno una nuova grande occupazione. Vogliamo ripristinare la legalità senza lasciare nessuno per strada, dando prova di umanità e buon governo», afferma Zevi.

Quattro le linee di azione: reperimento di nuovi alloggi; rafforzamento dei programmi di recupero e autorecupero; revisione delle misure di welfare sulla casa; individuazione di nuovi strumenti di monitoraggio e governance. Rispetto al primo punto sono già stati acquistati 199 immobili Inps di cui 120 a scopo abitativo, con una spesa di circa 15 milioni di euro. L’obiettivo è far scorrere le graduatorie di chi ha diritto a una casa popolare. A oggi sono 13mila i richiedenti. L’amministrazione vuole rispondere entro il suo mandato almeno ai 3mila con punteggi più alti, che dunque versano in maggiori difficoltà. Previsto anche un rafforzamento degli strumenti di welfare «a scopo preventivo più che riparativo»: cioè sostenere economicamente chi ha problemi prima che incorra il rischio sfratto.

«Il Piano non deve subire stravolgimenti. È frutto di un dibattito onesto. Dopo il passaggio in Giunta andrà in Consiglio: è importante si approvi rapidamente, non si può arrivare a fine anno. È quello di cui Roma ha bisogno. Le criticità possono essere legate alla sua attuazione, al momento delle delibere attuative», afferma Emiliano Guarneri, segretario generale di Sunia-Cgil Roma. Secondo Angelo Fascetti, di Asia-Usb, «per la prima volta Roma affronta seriamente la questione abitativa. È un importante punto di partenza. Avevamo chiesto di stanziare 1 miliardo, complessivamente saranno 500 milioni: si tratta comunque di fondi importanti. Ma bisogna fare presto perché ci sono tantissime persone in situazioni di estrema precarietà. L’unico punto dolente è la mancanza di interventi diretti per scongiurare le migliaia di sfratti che incombono sulla città».

Il documento affronta anche la vicenda delle occupazioni di Spin Time e Metropoliz/Maam. «In considerazione della loro specificità sotto il piano abitativo, aggregativo e culturale, nel corso del 2023 sarà valutata la fattibilità dei progetti di recupero», si legge. Tradotto: il Comune proverà ad acquisirli. «È un altro segnale positivo – afferma Paolo Di Vetta, del movimento per il diritto all’abitare che nel 2009 ha occupato l’area dove si trovano Metropoliz e Maam – I tempi sono stretti: pende una minaccia di sgombero. Se l’amministrazione non si muove rapidamente si rischiano problemi. Ma siamo fiduciosi».