A quasi un anno dall’alluvione, ieri l’Emilia Romagna ha inaugurato la Motor Valley fest a Modena con i bolidi che hanno invaso la città, parcheggiati ovunque. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna e candidato Pd alle europee, al convegno inaugurale ha elogiato i «primati straordinari» della regione nel settore dell’automotive e ha lanciato una stoccata alla transizione ecologica Ue: «Guai a contrapporre ambiente e lavoro!».

Non è un mistero infatti che la messa a bando dei motori a combustione interna, decisa dall’Unione entro il 2035, non piaccia affatto alle aziende della Motor Valley. «La meccanica, la meccatronica e i motori – ha ricordato Bonaccini – sono la principale voce dell’export regionale, lo dico al ministro Urso: abbia a cuore l’Emilia Romagna perché, se si ferma, si ferma una parte dell’intero paese». Duro attacco viene invece dalle associazioni ambientaliste. La Rete Emergenza Climatica e Ambientale ha commenta caustica: «C’è ben poco da festeggiare. Dietro la facciata arrogante e scintillante della Motor Valley si nascondano devastazioni ambientali, inquinamento, lutti e consumo di suolo. Sebbene tutti gli stati più civili puntino alla mobilità sostenibile e alla riduzione delle auto, da noi si sostiene pubblicamente e si fomenta la cultura dell’auto privata e della velocità, come mito inattaccabile e ben radicato».

La rete ha inviato un documento dettagliato ai gruppi consiliari della regione e all’assessore ai Trasporti, Andrea Corsini, «per chiedere di fermare tutti i progetti di nuove autostrade, tangenziali e passanti in progetto che stanno devastando il nostro territorio, e lo sperpero di soldi pubblici in autodromi e crossodromi che causano inquinamento acustico, luminoso, dell’aria e si allargano a scapito della natura che li circonda. L’autodromo di Imola si è allagato ben due volte nel 2023, perché troppo a ridosso di fiumi e torrenti. L’autodromo di Marzaglia si è ampliato a danno della salute dei residenti e consumando suolo. Per ampliare il crossodromo di Faenza gestito da Dovizioso – continua la Rete ecologista – è stato cambiato il volto a un’intera collina, abbattuti alberi, aumentando il rischio idrogeologico, costruiti paddock e ristoranti, il tutto in zona pre parco. Oltre ai 4 milioni di Pnrr, il comune di Faenza si è indebitato con la Cassa depositi e prestiti per l’illuminazione notturna, ha dovuto sistemare una frana, e ha intenzione di creare nuove strade di accesso».

Sono progetti bipartisan, voluti da governo e regione, buchi neri per i fondi pubblici in un territorio impermeabilizzato e fragile. Le associazioni ecologiste chiedono di dirottare i fondi verso il miglioramento e il ripristino delle ferrovie secondarie e delle tranvie per ridurre il traffico e l’inquinamento: «Soffochiamo sotto una pesante e persistente cappa di smog. Non vogliamo la terra dei motori, vogliamo una terra libera dai motori!».