Mosca riapre i rubinetti, ma non abbastanza. E sul taglio dei consumi è rivolta anti-Ue
La dipendenza europea dal gas russo Anche così in Germania pesano «il taglio del 60% e l’incertezza politica». Muro di no al piano d’emergenza targato von der Leyen. E riscoppia il «caso Ungheria»
La dipendenza europea dal gas russo Anche così in Germania pesano «il taglio del 60% e l’incertezza politica». Muro di no al piano d’emergenza targato von der Leyen. E riscoppia il «caso Ungheria»
Mosca ha riaperto il rubinetto del gas. La conferma arriva al ministero dell’Energia a Berlino via cellulare alle 7 del mattino direttamente da Lubmin, comune di 2.108 abitanti del Mecleburgo-Pomerania affacciato sul Mar Baltico.
QUI I TECNICI DELLA STAZIONE di arrivo del gasdotto russo-tedesco (che trasporta un terzo del volume europeo) fanno sapere di avere ricominciato a registrare il «flusso reale» di 67 milioni di metri cubi da Est verso Ovest: esattamente lo stesso livello giornaliero di prima della pausa per la manutenzione della turbina riparata in Canada, ossia il 40% della capacità totale.
«Purtroppo rimangono il taglio del 60% del gas e l’incertezza politica» calcola pubblicamente Klaus Klaus Müller, presidente dell’autorevole Agenzia federale delle Reti, l’ente più nevralgico per il governo Scholz nel pieno della crisi energetica.
ANCORA IMPOSSIBILE da gestire, a quanto pare, con gli strumenti di pronto impiego immaginati da Bruxelles, come dimostra il muro di No al piano d’emergenza sul gas presentato mercoledì da Ursula von der Leyen. Oltre ai dubbi di Francia, Italia, Danimarca e Paesi Bassi sugli obblighi in caso di allerta europea e l’immediato rifiuto della Spagna, la presidente della Commissione Ue ieri ha dovuto incassare la netta opposizione a ridurre i consumi del 15% anche di Portogallo e Grecia.
Per il governo di Lisbona (il meno dipendente dalle forniture russe) il calo di gas programmato da Bruxelles «è insostenibile perché ostacola la produzione di energia proprio nel momento in cui il Paese è investito dalla siccità», dice il ministro dell’Ambiente, João Galamba.
Ad Atene, invece, sembrano non fidarsi per niente della rassicurazione di von der Leyen («Non taglieremo mai il gas alle famiglie»). Il portavoce del governo spiega che la Grecia non è d’accordo «sul principio del risparmio» del gas utilizzato per il 70% per produrre energia elettrica. «La riduzione programmata dalla Commissione Ue per noi si tradurrebbe nel taglio dei consumi domestici oltre che industriali» taglia corto il ministro dell’Energia, Kostas Skretas.
PER ORA IL PIANO UE ha giusto il valore di vademecum: servirà la maggioranza qualificata dei ministri con delega all’Energia per la ratifica definitiva la prossima settimana.
In ogni caso la ripartenza del Nordstream dopo dieci giorni di stop che ha fatto sudare freddo mezza Europa allontana lo spettro dell’allerta Ue. Sempre che Gazprom mantenga gli impegni stesi nero su bianco su contratti che nessuno a Berlino come a Bruxelles sa dire se valgano ancora, fra sanzioni e contro-embarghi reciproci. «Gazprom è legalmente obbligata a consegnare il gas» ricorda, per l’ennesima volta, Christiane Hoffmann, portavoce del governo Scholz.
MENTRE IL VICECANCELLIERE Robert Habeck, ministro dell’Economia, finalmente annuncia il pacchetto di risparmio nazionale per aumentare la quantità di stoccaggio di gas che – al contrario dell’Italia – non procede secondo il cronoprogramma. «Entro il 1° settembre i depositi dovranno essere pieni al 75%, entro il 1° novembre al 95%» scandisce il co-leader dei Verdi costretto ad ammettere che «a causa del calo di gas russo del 60% la Germania attiverà le riserve di lignite a partire dal 1° ottobre».
Vuol dire ritorno al carbone ma significa anche che le misure sono davvero urgenti, come il divieto di riscaldare corridoi o locali tecnici negli edifici pubblici tedeschi confermato ieri dai funzionari del ministero dell’Economia.
E POI C’È IL «CASO-UNGHERIA» che preoccupa la Germania quanto l’Ue. L’aumento delle importazioni di gas dalla Russia di ulteriori 700 milioni di metri cubi preannunciato nella nota diffusa da Fidesz – il partito di estrema destra del presidente Viktor Orbán – è più che sintomatico di come funziona la solidarietà europea auspicata da von der Leyen. Secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung Il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, è diretto a Mosca per discutere di nuovi prezzi, nuovi volumi e, in buona sostanza, nuova politica. A Budapest permane sempre lo stato di emergenza energetica che vieta di esportare il gas, mentre sta per essere riaccesa la vecchia centrale a carbone. Nel nome dell’austerity nazionale…
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