Soledar è caduta. Secondo alcune fonti riconducibili alle brigate dell’esercito ucraino impegnate nella zona, ormai il villaggio a pochi km da Bakhmut non è più difendibile. Sabato il capo del gruppo di mercenari Wagner, Evgeny Prigozhin, aveva dichiarato che alcuni dei suoi migliori reparti erano riusciti a sfondare il fronte all’altezza di Soledar e stavano già combattendo in paese i pochi militari ucraini rimasti a difendere la ritirata. Il portavoce del Comando orientale di Kiev, Sergiy Cherevatyi, aveva invece smentito, affermando che il villaggio «è ancora sotto il controllo ucraino nonostante i violenti assalti russi».

SECONDO KIEV, infatti, il primo «massiccio assalto» condotto durante il fine settimana sarebbe andato a vuoto. I reparti posti a difesa della città sarebbero riusciti a riorganizzarsi costringendo le truppe di Mosca a cambiare tattica e a tentare l’ingresso nel centro urbano da una direttrice differente. Lo conferma Cherevatyi che ha descritto Soledar come «praticamente distrutta». Al momento i russi «sono semplicemente riusciti a concentrare più unità in quel luogo con una pressione più sistematica sulla nostra difesa, il che ci impone di prendere decisioni appropriate». Non è chiaro se la «decisione appropriata» sia un eufemismo per indicare la ritirata. D’altronde, il militare ucraino ha ammesso che la controparte ha «concentrato nell’area le sue unità più pronte al combattimento, compresi i mercenari del gruppo Wagner» e non i coscritti, gli ex-detenuti e i deboli reparti dei separatisti, come altrove.

IL PRESIDENTE ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato in un discorso video dell’8 gennaio che Bakhmut e Soledar «resistono nonostante tutto» e ha definito quest’area «uno dei siti più sanguinosi» lungo la linea del fronte. Zelensky ha anche riferito che Ivan Syrskyi, comandante delle Forze di terra ucraine, ha visitato Bakhmut e Soledar l’8 gennaio, consegnando medaglie ai soldati e «prendendo provvedimenti per migliorare la difesa di entrambe le città». Per quanto sia scontato che il capo continui a negare finché c’è uno spiraglio, bisogna scindere la comunicazione di parte dalla reale situazione sul campo. Alcuni militari ucraini da noi contattati, ad esempio, già ieri pomeriggio confermavano tristemente la caduta di Soledar. L’Istituto per gli studi della guerra con base negli Stati uniti si è affrettato a pubblicare una nota nella quale si afferma che «la recente offensiva russa a Soledar non indica un imminente accerchiamento di Bakhmut, contrariamente alle affermazioni dei propagandisti russi secondo i quali le loro truppe avrebbero preso Soledar».

Il punto è che le forze del Cremlino stanno indirizzando tutti i propri sforzi verso quest’area da almeno due mesi e la conquista sembra solo questione di tempo. Tuttavia, per ogni settimana che passa, il numero di caduti tra i militari, così come la quantità di munizioni impiegate, aumenta e in un momento così delicato della guerra soldati e armamenti sono preziosi. Ma i russi non possono permettersi di interrompere le operazioni, la conquista di Bakhmut ha assunto un valore talmente simbolico da essere diventata imprescindibile.

SENZA CONSIDERARE il valore strategico della cittadina, al crocevia tra tre autostrade che collegano il Donbass meridionale, il Lugansk e le roccaforti ucraine di Kramatorsk e Lysychansk. Inoltre, c’è la questione delle risorse minerarie presenti nella zona, che il capo della Wagner vorrebbe controllare. Reuters ha citato una fonte anonima del governo statunitense secondo la quale Prigozhin vorrebbe ottenere per sé il controllo delle miniere di sale e gesso di Bakhmut. Prigozhin stesso aveva parlato dell’importanza di controllare la città per avere accesso all’intricata rete di cunicoli sotterranei attualmente utilizzati dagli ucraini come rifugio.
Kiev da parte sua ha dichiarato di avere inviato rinforzi nella zona ma l’unica mossa che potrebbe davvero cambiare i rapporti di forza sarebbe uno sfondamento delle truppe poco più a nord, verso Svatove, in modo da poter aggirare le forze russe e tentare di circondarle in modo da permettere ai difensori ucraini di riorganizzarsi. Al momento però tale scenario appare poco realistico, soprattutto per i tempi di realizzazione di una manovra del genere.