Oggi in Russia è una data simbolica, l’anniversario della vittoria contro i nazisti nella II guerra mondiale, o Grande Guerra Patriottica, come la chiamano da quella parte del globo. Sull’alta collina Poklonnaja che domina Mosca, si trova il Parco della Vittoria che in questi giorni ha ospitato i rottami delle armi occidentali fornite dai paesi della Nato all’Ucraina. Ogni pezzo ha la sua bandierina d’origine in modo da mostrare bene ai visitatori quanti nemici stanno affrontando le truppe al fronte. Dappertutto dei manifesti con la scritta: «La nostra vittoria è inevitabile».
Il clima delle celebrazioni è molto diverso dall’anno scorso, quando un solo carro armato T-34 della Seconda guerra mondiale era esposto in piazza. Oggi il Cremlino vuole dire ai russi una sola cosa: stiamo vincendo contro tutti.

EPPURE la tanto attesa ciliegina sulla torta non è arrivata. Chasiv Yar non è caduta e si combatte ancora ferocemente per la conquista di quest’altura a pochi km da Bakhmut che rappresenta un punto strategico importante per entrambi gli schieramenti. Da qui gli ucraini possono controllare i russi più in basso e colpirli anche con pezzi d’artiglieria datati. E i russi non aspettano altro che occuparla per potersi rivolgere alle vallate che digradano verso Kramatorsk, la fortezza ucraina del Donetsk. La situazione sembra ormai seriamente compromessa per i difensori e gli analisti militari aspettano a breve la ritirata ucraina. Persino il maggiore generale Vadym Skibitsky, vice-capo dell’intelligence militare ucraina, ha rilasciato all’Economist un’intervista in cui sostiene che la caduta di Chasiv Yar «è probabilmente una questione di tempo», aggiungendo che la posizione dei soldati di Kiev «era pessima fin dai primi giorni dell’invasione». Skibitsky ha anche aggiunto: «Attualmente l’Ucraina non è in grado di vincere sul campo a causa della mancanza di munizioni, di uomini e di aviazione tattica. Anche con gli aiuti stanziati dal Congresso degli Stati uniti, difficilmente possiamo raggiungere la parità con la Russia in termini di munizioni per l’artiglieria».

A POCA DISTANZA da Chasiv Yar, stando alle dichiarazioni di ieri del ministero della Difesa di Mosca, le truppe russe hanno occupato altri due villaggi: Novokalinovo nella regione di Donetsk e Kislovka nella regione di Kharkiv.
Intanto continuano i bombardamenti russi alle città ucraine. Nella notte tra martedì e mercoledì l’ennesima ondata di missili e droni ha colpito tutto il Paese, da Leopoli a Dnipro. Secondo l’Aeronautica ucraina «le forze russe hanno lanciato 55 missili, di cui uno ipersonico (su Leopoli, ndr), e 21 droni kamikaze». Di questi più della metà sono stati abbattuti, ma la conta dei danni resta impietosa. Il ministero dell’Energia ucraino ha affermato che in diverse regioni sono state colpite le infrastrutture energetiche, mentre nella capitale i missili sono stati neutralizzati dalla contraerea. Mosca ha confermato, dichiarando che si è trattato di una «rappresaglia per gli attacchi ucraini contro gli impianti energetici russi».