Nei bar del centro si parla più di calciomercato che di politica. Il Monza in Serie A sembra aver svegliato uno spirito cittadino in realtà mai legato più di tanto al pallone. E comunque qui la maggioranza tifa Milan. Domenica la terza città della Lombardia (120mila abitanti) sceglie il suo sindaco e se ci si aspettava una vittoria al primo turno dell’uscente di destra Dario Allevi, adesso l’esito delle elezioni appare incerto.

LO SFIDANTE DI centrosinistra il mite insegnante Paolo Pilotto, dieci giorni fa è arrivato al 40%, sette punti sotto il suo avversario, con la sua coalizione larghissima (dal Pd ai Verdi, passando per Italia Viva, Azione e Possibile) e ora si prepara al ballottaggio con lo spirito ottimista di chi ha raggiunto i tempi supplementari dopo aver pareggiato allo scadere. «Il ballottaggio è la dimostrazione che i bisogni della maggioranza dei cittadini non sono stati soddisfatti dall’amministrazione», dice lui. Si vedrà, anche perché Allevi si è apparentato con il civico Piffer, che proverà a portare in dote il suo 5.8%, mentre il centrosinistra ha raccolto solo l’ex dissidente Moccia, che è uscito dal primo turno con il 2%.

Sette punti di distacco sono tanti, ma non tantissimi, e comunque da quando c’è l’elezione diretta Monza non ha mai confermato un sindaco uscente. Sarà per il suo carattere sornione e ombroso, apparentemente poco ambizioso, ma non per questo indifferente.

MALGRADO LE DIMENSIONI, la ricchezza diffusa che si vede anche nella pulizia delle strade («Non sembra la Svizzera?», fa notare orgoglioso l’edicolante della stazione) e il fatto di essere capoluogo di una provincia da 870mila abitanti piena di industrie, di infrastrutture e di servizi, Monza non si schioda dall’immagine di essere un’appendice di Milano. Lo stesso Pilotto non si fa problemi a definire l’ingombrante vicina come «una sorella maggiore» e se gli si domanda come vorrebbe la sua città, mette in fila tre aggettivi quasi qualunque: «Bella, verde e giusta».

IL PROBLEMA DI FONDO rimane, Monza la crepuscolare vive in simbiosi con Milano. Con qualche se e diversi ma: qui la metropolitana non arriva (lo farà, pare, l’anno prossimo, con enorme ritardo rispetto al progetto che la voleva attiva in tempo per l’Expo del 2015). A proposito, c’è una leggenda diffusa sull’assenza della metro – anzi, come si dice qui, del metrò –: ad essere contrari erano i commercianti locali, spaventati dalla prospettiva che poi le persone avrebbero scelto Milano come meta del loro shopping. D’altra parte i giovani, quando escono, è a Milano che vanno.

Il pendolarismo muove decine di migliaia di persone ogni giorno, per lo più con i treni suburbani e con i pullman, e le ore di punta sull’A4, sulla tangenziale Est e su quella Nord non sono meno che infernali con le loro code di automobili.

L’OMBRA LUNGA DI Sant’Ambrogio – che da Monza scappò via e maledisse la città – sembra impossibile da scollare, però sarebbe ingeneroso dire che questa città non esiste. Certo, qui non c’è nemmeno un quotidiano (l’unica testata veramente locale, il Cittadino di Monza, è un settimanale), né una televisione e nemmeno una radio; però ci sono sette biblioteche, oltre a due distaccamenti piuttosto grandi della Bicocca e quattro musei tutt’altro che disprezzabili.

Il comparto artigianale, specializzato nel tessile, è grande da sempre (l’associazione degli imprenditori brianzoli è la più antica d’Italia) e negli ultimi anni ha fatto il salto di qualità diventando un polo industriale di livello europeo. E poi c’è l’autodromo dove si disputa il Gran premio d’Italia di Formula Uno, in grado di richiamare ogni anno folle di appassionati. Ci sarebbe anche la storia di Villa Reale, residenza degli Asburgo durante la dominazione austriaca, poi passata a re Umberto che proprio a Monza trovò la morte per mano di Gaetano Bresci (e per la rabbia Vittorio Emanuele III fece smontare gli arredi, li inviò al Quirinale e donò il palazzo al comune).

IL SINDACO USCENTE, ALLEVI, è romano di origine, ma vive in Brianza sin da quando era un bambino. Funzionario di banca, ex An, è stato presidente della Provincia di Monza sin dalla sua istituzione, nel 2009. Vincitore per un’incollatura al ballottaggio del 2017 adesso teme di dover prendere un po’ della stessa medicina che aveva somministrato al centrosinistra cinque anni fa. Per tutta la campagna elettorale, del resto, Allevi era andato in giro a dire che avrebbe stravinto al primo turno e così, quando la sera di domenica 12 giugno è diventato chiaro che si sarebbe andati allo spareggio, la delusione è stata forte.

A sostenerlo c’è soprattutto Silvio Berlusconi. Il patron (milanese e milanista) del Monza vuole provare a trasformare l’eventuale vittoria di Allevi in un punto d’onore per Forza Italia, che qui è primo partito del centrodestra. Tra telefonate e comizi, il cavaliere ha reso il suo investimento politico palese e allora nelle sedi elettorali della destra si lavora un po’ per vincere e un po’ per non fare brutta figura di fronte al boss.

A sinistra l’atmosfera è più rilassata: Pilotto è arrivato alle elezioni da completo outsider, consigliere comunale uscente, ha vinto le primarie un po’ a sorpresa e adesso se la sta giocando come si deve, comizio dopo comizio, incontro dopo incontro. «Il suo punto forte? Ascolta tutti», dice un militante del Pd. Basterà? Domenica sera la risposta. Poi sotto col calciomercato.