Era intervenuto il Consiglio di Stato: le ordinanze con cui il Comune di Monfalcone aveva vietato lo svolgimento dei riti religiosi in due Centri islamici restano sospese fino al pronunciamento del Tar. Agibilità piena, dunque, nell’esercitare i propri riti ma previo accordo tra Comune e comunità musulmana per risolvere eventuali problemi di sovraffollamento. Da qui l’immediata proposta dei Centri per uno scaglionamento degli ingressi, con una tabella di orari diversificati proprio per non superare la capienza massima prevista nei locali.

Ma nessuna risposta nel merito è arrivata dal Comune e si arriva al Ramadam. Venerdì il presidente del circolo culturale Darus Salaam dà appuntamento ai musulmani per domenica, inizio del mese sacro, nella piazza del Municipio per la preghiera serale ma il preavviso inviato alle autorità è tardivo e la manifestazione (qualche centinaio di presenti) si auto-scioglie subito. Interviene il Questore di Gorizia che invita tutti ad «Abbassare i toni, evitare provocazioni e inaccettabili attacchi personali», manifestazioni si possono fare ma preghiere in piazza, addirittura ogni giorno e per un mese (o finché non si pronuncia il Tar) no e indica due spazi alternativi: un parcheggio in zona industriale per le preghiere della sera e un prato oltre il sottopasso della ferrovia per il venerdì. Quantomeno un po’ troppo fuori mano e tra i musulmani cresce il malessere.

L’idea di pregare nella piazza principale di Monfalcone, però, non poteva trovare la sindaca Anna Maria Cisint impreparata: «Siamo di fronte a un atto di profonda arroganza. Le associazioni musulmane hanno violato la legge perché avevano le autorizzazioni per fare altro e invece hanno scelto di far diventare i Centri delle moschee. Non ho mai impedito a nessuno di pregare, questo è falso e io sono minacciata di morte a causa di queste falsità e mistificazioni».

Di più: «Dicono ’noi andiamo a pregare in piazza’: siamo in presenza di una minoranza che pretende di fare cose che non sono ammesse dal diritto italiano. Questa imposizione ha dimostrato il vero volto di queste persone: o fai tutto come voglio io, nel modo che voglio io, oppure tu sei morta». Il Prefetto di Gorizia parla di situazione delicatissima e di una «attenzione massima» anche da parte del Viminale. Il Consiglio di Stato torna a scrivere: «Ineludibile il confronto tra le parti». Chiude Cisint: «Ho querelato e querelerò tutti quelli che dicono che io impedisco di pregare».