Molti i Paesi a rischio: dagli Urali al Mediterraneo non si migliora
Europa Peggiore la Turchia dove il fenomeno riguarda il 15,6% della popolazione: 1.320.000 persone
Europa Peggiore la Turchia dove il fenomeno riguarda il 15,6% della popolazione: 1.320.000 persone
In Europa e nella regione euroasiatica ci sono attualmente 6,4 milioni di persone, suddivise tra 47 stati, che possono essere definite «schiavi moderni». Il triste primato spetta alla Turchia con il 1,56% dei residenti (pari a 1.320.000 individui) che lavorano in un contesto di schiavitù. Mentre in coda c’è la Svizzera con lo 0,05%, ovvero 4 mila individui. Al terzo posto la Russia con l’1,3% della popolazione, ma con il numero più alto in assoluto di tutta la macro-regione: ben 1.899.000 persone. A seguire, ironia della sorte, l’Ucraina con il 1,28% della popolazione, pari a 559 mila cittadini.
Gli stati mitteleuropei occupano più o meno la metà della classifica e nei primi 10 il solo paese dell’Europa centro-occidentale è l’Albania, al 7° posto con l’1,18% della popolazione in condizioni di schiavitù. Tuttavia, secondo quanto si legge nel rapporto: «nonostante Albania e Georgia siano tra i paesi della regione con livelli più bassi di PIL pro capite, hanno mostrato risposte politiche alla schiavitù moderna relativamente più forti di molti Paesi più ricchi» come Islanda e Liechtenstein che invece sono molto poco attivi nel contrastare il fenomeno. Chi agisce di meno in tal senso sono Russia e Turkmenistan. Tra l’altro, nel Vecchio Continente ci sono anche due dei primi 3 Paesi più virtuosi del mondo, ovvero che rispondono con più forza al problema, e sono Gran Bretagna (al primo posto) e Olanda (al terzo). I Paesi occidentali sono in fondo alla classifica e Italia, Spagna e Francia si susseguono tra la 34° e la 37° posizione.
Tra i migliori Germania e Paesi nordici. «È importante notare – inoltre – che più della metà dei paesi della regione non dispone di leggi che riconoscano che i sopravvissuti alla schiavitù non dovrebbero essere trattati come delinquenti per la loro condotta mentre erano sotto il controllo di criminali». Questa prima distinzione, che manca in molte legislazioni e che tra l’altro viola la Convenzione europea per l’azione contro il traffico di esseri umani, spesso porta a confondere vittima e carnefice.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento