Molotov contro l’ambasciata dell’Avana negli Usa, Diaz-Canel: «Nella lista dei terroristi mettete gli anticubani, non Cuba»
Reazioni all'attentato e affari Scarsa la sorveglianza di fronte alla sede diplomatica di Washington. Il ministro degli Esteri : «Questi gruppi pensano di godere di impunità». Movente possibile: Bloomberg aveva rivelato che l’amministrazione Biden pensa a misure straordinarie per aprire al settore privato cubano. E a Miami 70 piccoli imprenditori dell'isola si sono incontrati con i loro colleghi cubano-americani
Reazioni all'attentato e affari Scarsa la sorveglianza di fronte alla sede diplomatica di Washington. Il ministro degli Esteri : «Questi gruppi pensano di godere di impunità». Movente possibile: Bloomberg aveva rivelato che l’amministrazione Biden pensa a misure straordinarie per aprire al settore privato cubano. E a Miami 70 piccoli imprenditori dell'isola si sono incontrati con i loro colleghi cubano-americani
Il video fornito dall’ambasciata di Cuba a Washington sull’attentato di domenica scorsa mostra una persona che di notte si acquatta a fianco della cancellata della missione diplomatica e con grande calma estrae, prepara, accende e getta due bottiglie molotov contro l’edificio. Alcune macchine transitano e persino una passante incrocia l’attentatore. Il tutto al lato di un’ambasciata che era già stata oggetto di un attentato tre anni fa e che rappresenta un paese da più di cinquant’anni in duro conflitto politico e diplomatico con gli Usa. E che, per questo, dovrebbe avere un servizio di sorveglianza e protezione speciale.
HA RAGIONE dunque il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodríguez a denunciare che «i gruppi anticubani ricorrono al terrorismo perché pensano di godere di impunità» da parte delle autorità nordamericane. Come pure il presidente Miguel Díaz-Canel a sostenere che quei gruppi «devono essere messi nella lista nera degli Usa di chi favorisce il terrorismo e non Cuba».
Sorprende (e indigna) la facilità con cui è stato attuato l’attentato. Non i tempi e i modi. La settimana scorsa l’agenzia Bloomberg aveva scritto che l’amministrazione Biden si preparerebbe a una misura del tutto straordinaria per appoggiare gli imprenditori privati cubani (fino ad oggi sono state autorizzate nell’isola quasi 9000 piccole e medie imprese private). Per loro sarebbe stato possibile aprire conti correnti in banche statunitensi e utilizzarli per operazioni di import-export.
Si tratterebbe di un cambio di strategia epocale. In sostanza gli Usa appoggerebbero la formazione e il consolidamento di una classe media cubana come base di una possibile futura base di opposizione al governo socialista.
Pochi giorni dopo a Miami vi è stato anche un incontro – «inedito, storico e foriero di speranza» lo ha definito On Cuba News, finanziata dall’imprenditore cubano-americano Hugo Cancio – tra 70 piccoli imprenditori cubani e loro colleghi cubano-americani, affiancati da esperti e funzionari del governo Usa. Lo scopo dell’iniziativa durata due giorni era di esplorare la possibilità di investimenti e di partnership diretti di imprenditori statunitensi (in primis di origine cubana) in quelle che a Cuba vengono definite Mpymes, micro, piccole e medie imprese private.
DA PARTE NORDAMERICANA erano presenti Cancio, che già opera a Cuba con la società Katapulk ed esporta nell’isola soprattutto generi alimentari (ma si prepara a vendere anche auto), Carlos Saladrigas (zucchero) noto per la sua attività anti embargo Usa contro Cuba e Mike Fernández (settore salute). Quest’ultimo ha definito le Mpymes come «l’inizio di qualcosa di monumentale che potrà cambiare il paese (Cuba, ndr)». Saladrigas ha confermato che «la cooperazione tra impresari cubani (dei due lati del golfo di Florida, ndr) è il futuro».
Molto più prudente il rappresentante del dipartimento di Stato, Zack Haas, il quale ha confermato l’intenzione del presidente Biden di sostenere gli imprenditori cubani, ma con grande cautela. In sostanza dopo aver verificato che si tratti veramente di un settore privato e non di personaggi «legati al regime». Infatti è stato confermato che le sanzioni contro funzionari governativi cubani restano come pure che il presidente non ha ancora l’intenzione di togliere Cuba dalla lista dei paesi che favoriscono il terrorismo.
ANCHE IL PRESIDENTE Díaz-Canel a New York per l’Assemblea generale dell’Onu la settimana scorsa aveva avuto contatti con imprenditori nordamericani che si oppongono all’embargo, i quali avevano fatto pressioni perché il governo cubano apra a possibili investimenti diretti dagli Usa. La reazione del presidente-primo segretario del Pc cubano era stata giudicata decisamente fredda.
E non vi è da sorprendersi. Non vi sono infatti regolamenti statali cubani che permettono alle imprese private dell’isola di avere rapporti diretti con compagnie Usa. E una riforma appare assai difficile. Una consistente parte della dirigenza del Pcc considera ( con buone ragioni) che si trattarebbe di far entrare il cavallo di troia capitalista nella cittadella socialista cubana. Altri dirigenti pensano invece a riforme che permettano iniezione di mercato in una economia socialista e statalizzata.
Le iniziative in corso per un possibile allentamento delle sanzioni a Cuba sono invece contrastate dai gruppi anticastristi in Florida i quali, come ha affermato Rodríguez, hanno uno solo metodo: la violenza.
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