Kyriakos Mitsotakis ha giurato come primo ministro davanti alla presidente della Repubblica Katerina Sakellaropoulou e all’arcivescovo Geronimo II. La cerimonia si è tenuta ieri, meno di 24 ore dopo la chiusura delle urne. Il nuovo governo, come il vecchio, sarà composto da un solo partito: Nea Dimokratia.

A GUARDARE BENE la fotografia della Grecia dopo le elezioni di domenica scorsa, il blu scuro di cui si sono tinte le circoscrizioni elettorali assomiglia più al nero. I conservatori trionfano con il 40,5% dei voti e ottengono 158 seggi su 300. Hanno quindi la maggioranza assoluta per governare. Syriza, il partito guidato da Alexis Tsipras e principale sfidante, crolla al 17,8% e porta a casa appena 48 seggi.

La sorpresa più grande, però, arriva dall’estrema destra che fa entrare in parlamento due nuovi partiti. Gli «Spartiates», ovvero «spartani», grazie al sostegno dell’ex militante di Alba Dorata Ilias Kasidiaris, e l’ultraconservatore «Niki», cioè «Vittoria», sostenuto dalla frangia integralista della Chiesa ortodossa. Se le due formazioni vengono sommate a quella di «Elliniki Lisi» («Soluzione greca»), presente in parlamento già dalla scorsa legislatura, l’estrema destra controlla 34 seggi.

I GRECI ALLE URNE hanno confermato il verdetto già emesso nelle elezioni dello scorso maggio, quando Nea Dimokratia aveva ottenuto praticamente lo stesso risultato di ieri, con il 40,7% delle preferenze, mancando per poco la maggioranza assoluta. In quell’occasione si era votato con il sistema proporzionale puro voluto da Syriza mentre stavolta c’era la garanzia del premio di maggioranza ripristinato dall’esecutivo uscente. Da qui la scelta di Mitsotakis di non formare un governo di coalizione al primo round e tornare alle urne. Nea Dimokratia sarà in aula con lo stesso numero di seggi con cui ha governato negli ultimi quattro anni. Tra i suoi 158 deputati eletti solo 30 sono donne. «Siamo il partito di centrodestra più forte d’Europa», ha esultato il primo ministro.

MA IL FRASTUONO delle trombette dei sostenitori con le loro camicie bianche e blu non bastava a coprire un dato tutt’altro che entusiasmante. L’astensione è stata la più alta registrata dal ritorno della democrazia nel paese, dopo la fine della dittatura dei Colonnelli nel 1974. Solo un greco su due, il 52%, si è recato alle urne (a fronte della già scarsa affluenza, al 60%, di maggio). L’esodo verso le spiagge nella domenica di inizio estate e la scarsa motivazione ad andare a votare, di fronte a un risultato all’apparenza scontato, non bastano a giustificare la crepa aperta alla base della democrazia rappresentativa.

PER SYRIZA la sconfitta è un tuffo all’indietro. Il principale partito della sinistra scende dal 20% ottenuto a maggio al 17% di domenica e torna alle cifre con cui, proprio dieci anni fa, aveva iniziato la sua scalata verso il parlamento, mettendo fine nel 2015 allo storico bipolarismo della politica greca. «Mi assumo la responsabilità della sconfitta: in questo processo di ricostruzione sarò il primo a sottopormi al giudizio dei membri del partito», ha commentato sibillino Tsipras. Poi ha definito l’ultima sfida elettorale come «la più difficile e la più bella» tra quelle combattute.

FESTEGGIA invece un’ex deputata di Syriza e presidente del parlamento durante il primo governo Tsipras, Zoi Konstantopoulou, che entra in aula con il suo partito di difficile catalogazione, «Pleysh Eleftherias» cioè «Rotta della libertà». La formazione politica è contraria ai vaccini obbligatori e all’accordo con cui è stata risolta la controversia sul nome della Macedonia del nord.

SI FERMA invece sotto la soglia di sbarramento, con il 2,4% delle preferenze, Mera25 di Yanis Varoufakis. «La cosa più importante non è il nostro mancato ingresso, ma il lamento funebre della sinistra: non è riuscita a trasformare la resistenza decennale alla catastrofe della crisi del debito in un fronte progressista e non è riuscita a impedire la conversione della rabbia in una corrente di estrema destra», ha commentato l’ex ministro delle Finanze.

SODDISFATTI del risultato sono invece i socialisti del Pasok e i comunisti del Kke, che confermano le percentuali dello scorso maggio, rispettivamente con l’11% e il 7% delle preferenze.

DALL’ITALIA la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha inviato i suoi «affettuosi auguri» di buon lavoro al neo-premier e su Twitter ha ricordato: «Italia e Grecia possono ottenere insieme importanti risultati a beneficio dei nostri popoli, delle nostre nazioni e del nostro continente».