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Missili su Odessa per bloccare l’export di grano ucraino

Missili su Odessa  per bloccare l’export  di grano ucrainoInfrastruttura portuale bombardata la scorsa notte a Odessa

Il limite ignoto Nella notte un raid massiccio contro le infrastrutture portuali della città. Kiev accusa: «Perse 60 mila tonnellate di cereali»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 20 luglio 2023

«L’attacco su Odessa e Chornomorsk riflette in modo assolutamente chiaro l’atteggiamento della Russia nei confronti della ‘sicurezza alimentare’. L’obiettivo principale è distruggere la possibilità di spedire grano ucraino». Lo ha scritto su Twitter il consigliere del presidente Zelensky, Mykhailo Podolyak, poche ore dopo la seconda giornata consecutiva di attacchi alle infrastrutture portuali di Odessa. Anche dietro le linee russe si è replicato il copione della notte precedente con nuovi attacchi in Crimea. In questo caso Kiev esulta per una base nemica distrutta e un deposito di munizioni esploso mentre un grande incendio ha costretto le autorità locali ad evacuare oltre 2 mila persone.

SI DELINEA un quadro in cui un numero circoscritto di obiettivi viene colpito a ripetizione rendendo palese una parte della strategia di entrambi gli schieramenti che, al momento, si fronteggiano su più fronti in un contesto molto simile allo stallo. Se si tratti del preludio a operazioni più articolate, di un modo per distrarre l’attenzione del nemico o di azioni di disturbo è presto per dirlo. Ciò che è certo è che la Russia cerca di rendere inutilizzabili le infrastrutture portuali del sud-ovest dell’Ucraina al fine di bloccare di fatto le esportazioni di cereali e minare le riserve agroalimentari del Paese nemico. Per citare un dato, il governo di Kiev sostiene di aver perso 60 mila tonnellate di grano solo nell’ultima notte di attacchi.

Tra l’altro, da oggi «tutte le navi che navigano verso i porti ucraini saranno considerate potenziali vettori di carichi militari» ha minacciato il ministero della Difesa di Mosca, aggiungendo che i Paesi proprietari dei cargo saranno considerati «coinvolti nel conflitto ucraino» come alleati di Kiev. L’agenzia russa Ria novosti ha anche chiarito che alcuni tratti di mare, nelle aree nordoccidentali e sudorientali delle acque internazionali del Mar nero, sono stati dichiarati temporaneamente a rischio per la navigazione. Dopo l’uscita ufficiale della Russia dall’accordo del grano, le azioni dello stato maggiore del Cremlino sono evidentemente volte a rendere impossibile per la controparte qualsiasi movimento commerciale via mare.

D’ALTRO CANTO, l’aeronautica ucraina continua a bersagliare la Crimea, forse per indebolirne le difese, o forse per tenere in allerta il comando russo che si trova a dover affrontare allarmi continui da almeno una settimana. Più volte i funzionari di Zelesky hanno annunciato di aver colpito basi dalle quali si rifornivano i reparti impegnati sul fronte sud o batterie missilistiche. La scorsa notte, secondo il capo dei Servizi militari ucraini, Kyrylo Budanov: «Un’operazione di successo è stata condotta nella Crimea occupata. Il nemico sta nascondendo l’entità dei danni e il numero delle vittime». Budanov si riferisce all’incendio scoppiato nella base militare di Starokrymsky. L’autostrada Tavrida che conduce al ponte di Kerch (danneggiato da un attacco ucraino domenica notte) è stata bloccata per diverse ore e molti residenti sulle chat di Telegram raccontano di aver udito «forti esplosioni» nell’area. Il capo dell’amministrazione locale filorussa, Sergei Aksyenev, non ha fornito informazioni precise: nelle prime ore si è parlato di una discarica in fiamme, ma la maggioranza delle fonti propendono per un attacco andato a segno su un obiettivo militare. Ancora incerto il destino delle 2mila persone evacuate ieri mattina.

UN’INFORMAZIONE interessante arriva invece dall’intelligence britannica, che ha diffuso una nota in cui descrive un aumento dei combattimenti nei pressi delle sponde meridionali del fiume Dnipro, a poca distanza dalle aree bombardate, dove gli ucraini stanno probabilmente provando a stabilire una testa di ponte sulla riva orientale del corso d’acqua, per ora senza successo. E, con il complicarsi della situazione, non si sa quanto casualmente, riappare anche Evgeny Prigozhin, il capo della brigata di mercenari Wagner. Prigozhin ha pubblicato un video, ancora da verificare, dalla Bielorussia nel quale accoglie ed elogia i suoi mercenari che «hanno fatto molto per la Russia» e aggiunge «ciò che sta succedendo al fronte, in Ucraina, è una vergogna in cui non abbiamo bisogno di essere coinvolti».

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