Ieri per il secondo giorno consecutivo i cieli di Damasco sono rimasti off limits: dall’aeroporto internazionale, a sud della capitale siriana, non si può né partire né arrivare.

Sono ancora in corso i lavori di riparazione dello scalo, colpito all’alba di venerdì da un attacco aereo israeliano (il quindicesimo contro la Siria dall’inizio del 2022) partito dalle Alture del Golan occupato.

A CONFERMARE la chiusura al traffico aereo è stato ieri il ministero dei Trasporti: «L’Aviazione civile e le compagnie nazionali stanno lavorano per riparare i considerevoli danni all’aeroporto».

Nelle stesse ore, mentre un funzionario siriano all’Afp riportava di missili caduti anche su una pista di decollo, la tv israeliana Kan rivendicava a nome di Tel Aviv il bombardamento delle superstrade che conducono alla scalo, come «messaggio al regime del presidente Bashar al-Assad e al suo alleato, l’Iran: Israele non tollererà il contrabbando di sistemi militari a bordo di aerei civili».

Dietro all’operazione, cioè, ci sarebbero le armi iraniane dirette sia al movimento libanese Hezbollah che al governo siriano.
Ma quell’aeroporto non è una base militare: è uno scalo civile, utilizzato da aerei civili. Colpirlo è un’aperta violazione del diritto internazionale.

SECONDO L’AGENZIA stampa siriana Sana, un civile è rimasto ferito nel bombardamento. A pubblicare le immagini dei danni è stato il Syrian Observatory for Human Rights, associazione basata a Londra e dalla prima ora parte del fronte anti-Assad: le immagini mostrano i crateri lungo una delle superstrade dirette all’aeroporto (quella settentrionale nonché l’unica attiva, con quella meridionale già fuori servizio dal 2021 per un precedente bombardamento) e gli interni di alcuni magazzini dello scalo, secondo Tel Aviv depositi di armi.

Danni anche a una torre di controllo, al sistema di illuminazione e a una sala d’attesa dismessa. Secondo Israele, la sala d’attesa – in passato riservata ai pellegrini diretti alla Mecca, in Arabia saudita – era diventata segreto luogo di accoglienza di ospiti di alto livello in arrivo da Teheran e Beirut.

VENERDÌ, A STRETTO GIRO, è intervenuta la Russia, che con Israele ha mantenuto sempre – negli anni della guerra civile siriana – una palese vicinanza, garantendo di fatto all’aviazione di Tel Aviv di colpire il territorio siriano senza rappresaglie (lo scorso marzo il Jerusalem Post forniva il bilancio, citando il comandante dell’Israeli Air Force, Amikan Norkin: in cinque anni presi di mira 1.200 target con oltre 5.500 diversi bombardamenti).

«Siamo costretti a ribadire – ha detto la portavoce del ministero degli esteri, Maria Zakharova – che i continui attacchi israeliani sul territorio della Repubblica araba siriana, in violazione delle norme di base del diritto internazionale sono assolutamente inaccettabili. Condanniamo con forza il provocatorio attacco israeliano a uno dei più importanti elementi delle infrastrutture civili siriane».