Economia

Misiani: «Situazione drammatica, il tetto in Italia è fattibile»

Misiani: «Situazione drammatica, il tetto in Italia è fattibile»Il responsabile economia del Pd Antonio Misiani

Intervista Il responsabile economia del Pd: la nostra proposta di ridurre a 100 euro al Mwh non ha costi per lo stato. Fissando il prezzo a rimetterci sarebbero solo le imprese che stanno speculando mentre famiglie e imprese risparmierebbero 200 euro sul 60% sul costo dell’energia in bolletta

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 27 agosto 2022

Antonio Misiani, responsabile Economia del Partito democratico, le fiammate sul prezzo del gas sono sempre più alte mentre la politica sembra inerme davanti all’incendio nonostante il massacro economico e sociale denunciato da imprese e sindacati.
Il prezzo del gas è completamente fuori controllo, è arrivato a 339 euro a Mwh che significa oltre 600 euro a Mwh per il prezzo dell’energia elettrica. Un anno fa eravamo a 41 euro per il gas e 112 euro per l’energia elettrica che quindi è aumentata di oltre cinque volte. Una situazione disastrosa che si sta abbattendo sulle imprese e le famiglie italiane con oneri assolutamente insostenibili. Di fronte a questa situazione la politica che il governo ha perseguito finora di sovvenzioni ex post, finanziata in larga parte dalla tassazione degli extraprofitti, non basta più. È necessario un passo più coraggioso: continuiamo a sostenere la proposta di Draghi di un price cap europeo al gas ma riteniamo che vada perseguito l’obiettivo di un tetto italiano al prezzo dell’elettricità e il disaccoppiamento tra il prezzo dell’energia da gas e quello da fonti rinnovabili.

La vostra proposta in cinque punti prevede il passaggio ad un regime di prezzi amministrati con un tetto a 100 euro al Mwh.
Sì, ma naturalmente con un meccanismo di differenziazione per la parte di energia prodotta da gas, evidentemente, che in Italia equivale solo al 40%, mentre il restante è fatto sempre al 40% dalle rinnovabili e in parte residuale da carbone e altro. In questo modo si produrrebbe immediatamente un risparmio fortissimo perché prezzeremmo quanto ora vale 600 euro a soli 100 euro.

Ecco, ma se era tanto facile perché non l’avete fatto prima?
È chiaro che c’è un tema di interlocuzione con la commissione europea perché come hanno fatto Spagna e Portogallo….

… sul manifesto due giorni fa l’esperto Stefano Ungaro ha sostenuto che solo Spagna e Portogallo potessero farlo perché non interconnesse con il resto d’Europa mentre noi lo siamo.
In realtà anche l’Italia ha un’interconnessione relativa perché noi non esportiamo energia elettrica se non in rarissime situazioni e per quantità modeste. Poi naturalmente bisognerebbe stabilire dei meccanismi di disincentivazione per chi eventualmente volesse iniziare ad esportare energia a prezzo ribassato, per esempio non riconoscendo il differenziale dalla parte prodotta da gas. Ma il vostro esperto dà un giudizio tecnico su un quadro statico, qui invece nelle ultime settimane siamo entrati in piena emergenza e quindi, come è accaduto per la pandemia, la commissione europea può intervenire sulla normativa per gli aiuti di stato per un periodo limitato.

Dal punto di vista politico però Spagna e Portogallo hanno agito a maggio. Non c’è stata sottovalutazione da parte di Draghi? Soprattutto rispetto alla tassazione degli extraprofitti: là sono tassati al 100%, qua solo al 25%…
Draghi ha fatto bene a lanciare il tema price cap che prima era un tabù. Il paragone sulle aliquote deve però tenere conto della base imponibile di calcolo: noi abbiamo utilizzato il differenziale Iva attiva-Iva passiva sui fatturati, non sugli utili come invece hanno fatto altri paesi: la nostra base imponibile dunque è più ampia. Anche per questo l’aliquota è più bassa, anche se siamo stati noi a chiedere di alzarla al 25% rispetto alla proposta iniziale. La cosa grave, piuttosto, è che molte aziende non la stanno pagando.

C’è stato un esposto alla magistratura di Verdi e Sinistra Italiana, vostri alleati in coalizione…
Posso dire però che il pregio della nostra proposta è che elimina ex ante gli extraprofitti: chi produce con idroelettrico e rinnovabili ha costi di produzione pari ad un decimo rispetto al prezzo di mercato a cui viene venduta oggi. Quindi i consumatori stanno pagando 500-600 euro energia prodotta con fotovoltaico, eolico e sottolineo idroelettrico che costa un decimo. Fissando il prezzo a 100 euro con la nostra proposta dunque abbattiamo la speculazione e gli extraprofitti.

È abbastanza chiaro però che ora il governo Draghi potrà fare poco senza poter operare uno scostamento di bilancio.
Bisogna capire che accordo ci sia fra le forze politiche e la destra al momento è molto timida in materia: a pensar male verrebbe da dire che non è così insensibile agli interessi dei produttori. È chiaro che avere un governo dimissionario ed elezioni anticipate in piena sessione di bilancio era folle a luglio quando hanno fatto cadere Draghi, è doppiamente folle ora con l’impazzimento del gas e le nuvole della speculazione all’orizzonte.

La vostra proposta è fattibile anche all’interno del «disbrigo degli affari correnti»? Quante risorse servirebbero a coprirla?
Noi mettiamo a disposizione, insieme a altre, la nostra ipotesi di tetto massimo che di per sè non richiede copertura perché a perderci sarebbero solo le aziende che speculano mentre il differenziale fra costo reale e prezzo imposto può essere ribaltato interamente sulle bollette. Poi si può certamente decidere di sussidiare ulteriormente consumatori e aziende ma comunque il vantaggio per cittadini e imprese sarebbe enorme perché pagherebbero il 60% dell’energia elettrica a 100 euro a Mwh invece che a 600 euro.

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