Gennaro Sangiuliano non disdegna di rivestire anche un ruolo da influencer. Sui social network si dedica infatti con particolare fervore alla promozione dei siti archeologici che danno lustro alla «nazione». Frequenti sono gli «spot» dai cantieri di scavo o di restauro, occasioni nelle quali il ministro della Cultura è disposto persino a sfoggiare il caschetto giallo (Berlusconi docet): dalla Villa di Civita Giuliana nell’area di Pompei – «uno scrigno di tesori che ci rivela nuove storie e nuove identità» – a Piazza Pia a Roma, dove i lavori legati al Giubileo hanno cagionato la scoperta di una fullonica (bottega dei fullones, operai che lavavano e smacchiavano le vesti, ndr) del II secolo d.C.

FINO ALLE RECENTI POSE fotografiche davanti all’antica spiaggia di Ercolano, appena riaperta con l’installazione «spettacolare» degli scheletri degli abitanti che, durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., cercarono di scampare alla morte fuggendo verso il mare. Ma mentre l’archeologia sensazionale giova alla propaganda del governo, gli archeologi sembrano non godere della giusta considerazione.

L’API (Archeologi pubblico impiego) – Mibact, associazione formata da funzionari archeologi in servizio negli uffici centrali e periferici del ministero della Cultura (Mic), esprime infatti dissenso riguardo alla procedura concorsuale curata per il medesimo ministero dalla commissione Ripam e dal Dipartimento della funzione pubblica, destinata al reclutamento delle Elevate professionalità (Ep), una delle novità più rilevanti dell’ultimo Ccnl di comparto.

Il bando, che scadrà il 26 giugno, prevede 75 posti per informatici, statistici, biologi, chimici, fisici, geologi, architetti, restauratori, ingegneri e ingegneri gestionali. Clamorosamente esclusi, invece, archeologi, storici dell’arte, archivisti, bibliotecari, antropologi, funzionari per la promozione e amministrativi. Insomma, tutte quelle figure professionali del Mic che, assieme ad architetti e restauratori, portano avanti quotidianamente la stragrande maggioranza del lavoro di tutela e valorizzazione del patrimonio, ponendo le basi su cui intervengono poi geologi, biologi, chimici, fisici, ingegneri e ingegneri gestionali.

IN UN DOCUMENTO rivolto a Sangiuliano, l’Api evidenzia le pesanti conseguenze di questa divisione in figure professionali di serie A e serie B. Una delle maggiori criticità concerne il salario – di poco inferiore a quello di un dirigente di seconda fascia – di una «Ep», che guadagnerà più del doppio dei funzionari attualmente in ruolo, sebbene – al contrario di quanto richiesto a suo tempo a quest’ultimi – per l’accesso al concorso non è necessario (tranne che per gli architetti) possedere titoli post-lauream. Inoltre, agli interni sono state assegnate solo 25 unità, di fatto non riconoscendo loro competenze, esperienze e titoli acquisiti.

Nelle premesse del bando si fa addirittura riferimento a differenziali di genere superiori al 30% tra le professionalità presenti nel Mic, sottintendendo che i generi sottorappresentati debbano essere non solo più ricercati tramite la selezione, ma anche pagati il doppio. Visto che, ad esempio, tra i funzionari fisici, il genere femminile è rappresentato al 100%, i 3 posti di fisici delle «Ep» dovranno essere riservati al genere maschile? Oltre a chiedere il ritiro del bando in questa forma e la sua rettifica con la concessione di eguali diritti e opportunità per tutti gli operatori del Mic, l’Api- Mibact ha lanciato una petizione (https://www.change.org/p/sostieni-i-lavoratori-del-ministero-della-cultura) che ha già superato le 17mila adesioni.