Mimma Miele, consigliera del Csm eletta con Magistratura democratica, non possiamo che partire dal fatto del giorno: la riforma della giustizia è passata in consiglio dei ministri.
Andiamo con ordine: quello che è stato approvato è un disegno di legge costituzionale che dovrà seguire un iter ancora molto lungo e complesso. È vero che formalmente ancora non si parla di separazione delle carriere, ma è comunque un segnale: si parla di creare due organi di autogoverno per poi rimandare alle leggi ordinarie i vari aspetti applicativi. Diciamo che è il presupposto per arrivare a un’effettiva separazione.
Cosa significherà, nella pratica, separare le carriere?
Significherà ad esempio il rischio che il magistrato requirente diventerò il vertice della polizia giudiziaria. Inoltre si correrà il rischio di avere magistrati assoggettati all’esecutivo, nel senso che saranno di certo portati a perseguire quelle fattispecie che maggiormente interessano il governo di turno, omettendo quelle che magari sono meno gradite. Ma questo non è il problema più grave…
E qual è?
Il problema più grave non riguarda i magistrati ma i cittadini e l’assetto costituzionale del paese, che si fonda sulla separazione dei poteri e sull’autonomia e l’indipendenza della magistratura tutta. Cioè, in altre parole, bisogna capire che la magistratura non è un presidio a tutela dei magistrati, ma dei cittadini.
C’è anche un altro elemento che desta scalpore: la nomina dei componenti del Csm per sorteggio.
Si rischia di far passare l’idea di una totale sfiducia nella capacità della magistratura di poter scegliere i propri rappresentanti, quasi che essa sia un organo completamente contaminato da spinte esogene e, dunque, irrimediabilmente perso. Peraltro il sorteggio previsto per i componenti di nomina parlamentare è calibrato in maniera del tutto diversa, essendo previsto che sia effettuato tra una rosa di soggetti scelti, “eletti” recita il testo, in via preventiva dal Parlamento, senza che sia nemmeno indicato il quorum necessario per la validità di tale elezione. È del tutto evidente che il sorteggio per i componenti di nomina parlamentare rischia di tradursi in un sorteggio che si svolgerà esclusivamente tra quelli graditi alla maggioranza di turno.
Da quando si è insediato il ministro Nordio è sempre stato piuttosto ondivago. Si è sempre detto a favore della separazione delle carriere, ma meno di un mese fa, al congresso di Palermo dell’Anm, aveva detto a chiare lettere che la riforma non sarebbe arrivata a breve. E invece eccoci qui.
La cosa più importante, soprattutto quando si ricoprono incarichi istituzionali tanto importanti, è la chiarezza. Ognuno può ovviamente avere le proprie posizioni, ma la linearità mi pare un requisito fondamentale. Non tanto per un fatto di coerenza, quanto di leggibilità dall’esterno: abbiamo visto dichiarazioni, interviste, lanci di stampa in cui si diceva una cosa e poi subito dopo ne veniva fatta un’altra. Diciamo che la chiarezza non sempre c’è stata.
La riforma arriva alla vigilia delle elezioni europee. Non le sembra uno spot propagandistico?
La tempistica, diciamo, presta il fianco a molteplici interpretazioni. Ricordo che siamo in presenza di un disegno di legge costituzionale che prevede ancora tempi molto lunghi…
Quale sarà la risposta istituzionale del Csm?
Quando il consiglio sarà chiamato a esprimersi, così come prevedono le sue prerogative, verrà dato un parere che rispecchierà le varie sensibilità che lo compongono. Parliamo a poche ore dall’approvazione di questo disegno di legge, la questione andrà di certo approfondita.
E il suo giudizio personale qual è?
Il mio giudizio personale, al momento, è negativo. Ripeto: non per tutela della magistratura, ma del cittadino, che non troverà più un magistrato terzo, che indaga sia a carico sia a discarico, ma una figura imbevuta di cultura accusatoria e non indipendente dal potere politico. Il contrario di quello che avevano pensato i costituenti.
Peraltro dopo la riforma Castelli del 2006, che fissava un tetto massimo di quattro passaggi, e soprattutto dopo la riforma Cartabia, che ha ridotto i passaggi a uno solo, la percentuale di magistrati che cambiano carriera è ormai del tutto residuale…
Purtroppo è così. Secondo me sarebbe utile al contrario far fare ai magistrati requirenti un periodo da giudicanti e viceversa. Dico di più: coinvolgerei anche gli avvocati. Perché il rendere giustizia è qualcosa a cui si partecipa collettivamente, e tutti gli attori coinvolti dovrebbero essere imbevuti nella cultura della giurisdizione.