Il liceo Severi-Correnti
Il liceo Severi-Correnti
Scuola

Milano, dopo l’occupazione punizioni senza prove

Severi-Correnti Niente video, servono i «colloqui» per comminare le sanzioni. Uno dei genitori: «Convocate le più giovani, sperano che raccontino qualcosa?»
Pubblicato 9 mesi faEdizione del 1 marzo 2024

Va in scena l’applicazione della dottrina Valditara: chi occupa verrà bocciato e pagherà i danni. Il ministro dell’Istruzione aveva annunciato l’iniziativa a inizio febbraio, al termine dell’occupazione del Severi-Correnti, il liceo milanese che, dopo tre giorni di stop, aveva contato 70mila euro di danni. «Stiamo studiando una norma per far sì che chi occupa, se non dimostra di non essere coinvolto nei fatti, risponda civilmente dei danni. È una presunzione che solo dimostrando di essere del tutto estraneo uno può vincere» aveva annunciato Valditara, che per l’occasione si era recato nell’istituto.

Dopo l’avvio di un’inchiesta della procura, al momento a carico di ignoti, per il reato di invasione di edificio e danneggiamento, anche nel liceo sono iniziate le indagini come da parole del ministro. Il consiglio d’istituto ha convocato circa 70 studenti, comunicando loro l’avvio del provvedimento disciplinare e invitandoli a difendersi in un colloquio. Ma qual è il criterio che fa partire le accuse? è sufficiente essere stati visti all’interno della scuola, proprio come vuole la dottrina del ministro dell’Istruzione. Non esistono video interni che possano documentare cosa è successo, dunque il consiglio ha intervistato i professori chiedendo loro prove video e fotografiche o invitandoli a indicare chi era all’interno dell’istituto. Molti di loro si sono rifiutati di collaborare ma alcuni studenti rischiano, oltre alla bocciatura, di dover risarcire danni che non hanno causato, rei di essere stati visti all’interno dei cancelli della scuola. A questo va aggiunto che gli studenti hanno da subito avvertito che in quei giorni estranei si sono infiltrati nelle aule, vicini alle curve calcistiche.

Emblematico è il caso di una seconda superiore di cui sono state convocate 7 studentesse: «Perché convocare ragazze così giovani e quasi tutte di una classe sola? Cercano un capro espiatorio o sperano che raccontino qualcosa?» denuncia un padre, sentito dal manifesto, che spiega come sua figlia si sia recata a scuola il secondo giorno dell’occupazione per partecipare a un corso di autodifesa, rimanendo circa un’ora: «Non contesto i fatti gravi avvenuti, ma il modo arbitrario e fascista con cui si sta gestendo tutto» conclude.

Alcuni hanno cercato solidarietà dall’associazione genitori, senza successo: «Non è un periodo storico di leonismo, molti hanno paura» ammette un genitore. Questi hanno poi scritto una lettera indirizzata alla preside Gabriella Maria Sonia Conte in cui si contestano i metodi (sottoscritta da circa una sessantina di genitori, su oltre 1.500 allievi), ma lei ha invitato a «una profonda riflessione su quanto accaduto», senza aggiungere altro. All’interno della scuola la situazione è tesa e c’è chi vede già gli studenti convocati come colpevoli. Il 12 marzo la dirigente ha invitato docenti, genitori e studenti «per una riflessione a partire dall’occupazione».

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