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Migranti, reclami in Corte d’appello: anche le toghe di destra contro il governo

Migranti, reclami in Corte d’appello: anche le toghe di destra contro il governoIl ministro della Giustizia Carlo Nordio in Aula – LaPresse

A quel paese Da Nordio, Meloni e (Marina) Berlusconi nuovi attacchi ai giudici. Probabile invio di ispettori in Cassazione

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 24 ottobre 2024

È allarme nelle Corti d’appello. Le recenti modifiche normative in tema di immigrazione rischiano di moltiplicare il lavoro proprio quando andrebbe portato a termine lo sforzo per eliminare i procedimenti arretrati, tra gli obiettivi del Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr).

Già con il «decreto flussi» del 2 ottobre, che ripristina l’appello per le decisioni sulla protezione internazionale, tutti i presidenti dei tribunali di secondo grado avevano scritto al governo chiedendo di fare retromarcia per evitare il collasso del sistema. La maggioranza, invece, ha rilanciato: con il «decreto paesi sicuri», firmato ieri dal capo dello Stato Sergio Mattarella, ha previsto il reclamo tra tribunale civile e Cassazione anche per le decisioni di sospensiva nei giudizi di merito in tutte le procedure accelerate. Come quelle nei centri in Albania, a Porto Empedocle o Modica.

Auspichiamo «un ripensamento di tale scelta», recita in una nota Magistratura indipendente, che ribadisce: così si mette a rischio il Pnrr. Martedì le toghe di destra avevano spaccato il fronte, proprio nel mezzo dell’attacco governativo, rifiutandosi di firmare il documento a difesa dei colleghi romani oggetto di feroci accuse da parte dell’esecutivo, della maggioranza che lo sostiene e dei giornali che lo fiancheggiano. Il testo era sostenuto dalle altre correnti, Magistratura democratica e Area, e dai laici indicati dal centrosinistra. Qualche giorno prima pure il giudice Marco Patarnello era stato investito dalle polemiche per una mail che in verità non dice nulla di compromettente: «Non dobbiamo fare opposizione ma difendere la giurisdizione», il succo.

Su questo caso è tornato ieri il ministro della Giustizia Carlo Nordio che durante il question time alla Camera ha fatto sapere che si sta valutando l’invio di ispettori in Cassazione per accertamenti sulla vicenda. Il guardasigilli ha poi ripreso ad attaccare i magistrati della sezione immigrazione del tribunale di Roma: non hanno spiegato in modo esauriente, completo e per i singoli casi il rifiuto di convalidare i trattenimenti. «Avrebbero dovuto motivare perché quella determinata persona provenga da un paese che non è considerato sicuro in relazione alle sue particolari condizioni oggettive e soggettive – ha detto il ministro – Leggete i 12 decreti del tribunale di Roma: vedrete che sono stampati sullo stesso file e mancano di motivazioni. Sono quelle decisioni a essere inottemperanti alla sentenza della Corte Ue». Anche per la premier Giorgia Meloni quanto stabilito dalle toghe della capitale «è irragionevole e non riguarda solo l’Albania ma tutti gli immigrati che arrivano in Italia».

Al coro anti magistratura si è unita Marina Berlusconi: «Certi giudici non sono nemici di mio padre o della Meloni, ma del paese», ha dichiarato a margine dell’inaugurazione di una nuova Mondadori a due passi da Montecitorio. Accanto a lei gli storici berluscones Gianni Letta, Fedele Confalonieri e Marcello Dell’Utri.

Sulla vicenda albanese ha risposto in aula anche il ministro dei Rapporti con il parlamento Luca Ciriani (FdI), per conto di quello dell’Interno Matteo Piantedosi: «La selezione dei migranti eleggibili per l’Albania è stata svolta, sulla nave hub della marina Libra, da un team di operatori costituito da sette mediatori linguistico-culturali, da personale sanitario dell’Oim, nonché da un funzionario di polizia, coadiuvato da operatori e rappresentanti Unhcr», ha detto. Dichiarazione non piaciuta all’Alto commissariato Onu per i rifugiati che poco dopo ha replicato: «L’Unhcr svolge un’attività di monitoraggio indipendente, non abbiamo alcun ruolo nelle procedure di screening e valutazione delle vulnerabilità».

In aula la domanda a Ciriani era stata posta dal segretario di Avs Nicola Fratoianni che voleva sapere quanto è costato il viaggio della Libra: «Sappiamo che per l’Albania avete stanziato 800 milioni, quasi quanto per la sanità in tutto il 2025. Ma io le ho chiesto un’altra cosa e lei non ha dato una risposta».

Dopo il Movimento 5 Stelle anche Italia Viva ha presentato un esposto alla Corte dei conti per valutare se i trasferimenti a Shengjin e Gjader costituiscano un danno erariale «considerato che l’esito delle pronunce (del tribunale di Roma, ndr) non era soltanto prevedibile, ma del tutto conseguente all’impianto normativo europeo».

CORREZIONE, 24/10/2024, H 9.20

In una precedente versione dell’articolo, e in quello comparso su carta, è scritto che il «decreto paesi sicuri» introduce il reclamo in Corte d’appello sulle decisioni che riguardano i trattenimenti dei richiedenti asilo. È un errore. Ci scusiamo con i lettori.

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