«Mia è viva. Ho visto il video di Hamas decine di volte»
La sorpresa della guerra Parla la nonna della ragazza tenuta in otsaggio. «Ci sono intere famiglie portate via dalle proprie case. È un crimine contro l’umanità»
La sorpresa della guerra Parla la nonna della ragazza tenuta in otsaggio. «Ci sono intere famiglie portate via dalle proprie case. È un crimine contro l’umanità»
Mercoledì i miliziani di Hamas hanno pubblicato un video nel quale si vede Mia Shem, una delle ragazze che si trovava al rave di Re’im il 7 ottobre. Mia è tra i 203 ostaggi in mano ai miliziani e presumibilmente nascosti in qualche bunker nella Striscia di Gaza. Abbiamo intervistato sua zia, Galit Sherf, a Tel Aviv fuori dal quartier generale dell’associazione dei familiari dei rapiti.
Cosa ha pensato quando ha visto il video?
La prima reazione è stata di grande sollievo: nei 10 giorni precedenti non sapevamo dove fosse Mia. Durante tutto quel tempo non sapevamo nulla di lei ed è stata molto dura. Prima ancora di premere «play» avevo mille pensieri in testa: «È stata uccisa? Cosa vedrò?». Ma mi dicevo che dovevo guardare. Ho smesso di respirare per un po’, non me ne sono neanche accorta, finché Mia non ha iniziato a parlare e ho capito che era viva.
E poi?
Ho visto il video decine di volte, dopo un po’ ti accorgi delle cose che non avevi notato all’inizio: Mia guarda in continuazione a destra e a sinistra, si vede che è terrorizzata. È evidente che le dicono cosa deve dire ed è molto difficile vederla così. Ma è la prova che è viva e noi chiediamo di riabbracciarla, viva. È responsabilità di questa organizzazione terroristica ridarcela viva.
Prima di sapere del video ha chiesto al governo delle informazioni su sua nipote? Avete ricevuto notizie?
Non abbiamo avuto notizie per giorni e giorni. Abbiamo fatto le nostre ricerche. Ma non credo che qualcuno ci abbia impedito di avere notizie. È stato più che altro, non lo so…Si è trattato di un massacro, un’azione così violenta che è stato necessario del tempo per iniziare a vedere il quadro reale e tutti questi orrori.
Ma avete deciso fin dall’inizio di organizzarvi da soli con le altre famiglie senza aspettare il governo?
Quando succede una cosa del genere si fa tutto il possibile. È ovvio che ci coordiniamo con il governo, con chi ci è vicino e ci aiuta, con altri cittadini francesi (come Mia, che ha il doppio passaporto). Faremo tutto ciò che è in nostro potere per lei.
Siete in contatto anche con chi ha organizzato manifestazioni, avete partecipato alle proteste in Kapel street?
Non ora, non è il momento. Capisco davvero cosa provano e credo che quando la guerra finirà sarò lì con loro. Ma ora dobbiamo solo portare Mia e tutti gli altri a casa. Questa è la priorità… Non abbiamo energia per fare tutto.
Teme che con l’inizio delle operazioni di terra a Gaza Mia e gli altri ostaggi possano essere feriti o coinvolti?
Ho paura di tutto. Io non capisco nulla di cose militari o di politica. Devo fidarmi del governo e del fatto che farà del suo meglio. Credo che 203 ostaggi catturati da un’organizzazione che è come l’Isis, Hamas, non è una cosa che accade tutti i giorni. E sono sicura che stanno facendo tutto il possibile. Noi, come famiglia, abbiamo paura. Vogliamo solo rivederla.
Prima l’ho sentita parlare di un test, a cosa si riferiva?
All’inizio, prima di sapere che Mia fosse viva, abbiamo dovuto portare qualcosa di suo per fare il test del Dna e vedere se combaciava con qualcuno dei corpi custoditi all’obitorio. C’erano moltissimi corpi, alcuni irriconoscibili, perché li hanno mutilati e spargevano i pezzi, deliberatamente, o li hanno bruciati. So da un amico che lavora all’obitorio che ci sono dei corpi inceneriti da cui è difficile persino estrarre il dna. E quando senti questo e poi vedi che tua figlia, tua nipote nel mio caso, è viva, provi sollievo. Ma 1.300 morti, quel massacro, è un crimine contro l’umanità. È solo una ragazza, ha 21 anni, si era vestita bene per andare a una festa. Ci sono intere famiglie portate via dalle proprie case, hanno preso bambini di 4 anni e neonati così come li trovavano e li hanno portati a Gaza. Sono storie insopportabili da ascoltare. Si tratta di crimini contro l’umanità, non c’è alcun dubbio.
Come familiare di una delle persone rapite, cosa ha pensato, non di Hamas, ma dei palestinesi, delle persone che vivono a Gaza, «dall’altra parte». Ha mai pensato a loro o il suo dolore privato ha cancellato tutto il resto?
Noi non vogliamo vivere in guerra. Siamo sicuri che a Gaza ci siano molte persone tenute in ostaggio o usate da Hamas. È una tragedia e speriamo che… ma non spetta a me dare consigli, ma credo che… non voglio nemmeno parlarne, perché sarebbe solo un problema.
Provi a finire la frase.
Vogliamo Mia a casa. Vogliamo tutti gli ostaggi a casa. Vogliamo la pace in seguito. Ma ora è il momento di fare ciò che si deve fare. Non possiamo vivere così. È il nostro Paese e non possiamo viverci in questo modo.
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