Il 22 luglio 2001 il New York Times scriveva: «Il G8 è stato un film dell’orrore con effetti speciali: regia di Silvio Berlusconi». Una pagina nera della storia della Repubblica che ha visto «la più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale». come ha poi dichiarato Amnesty International.

Nell’anniversario dei vent’anni dal G8, la mostra L’Archivio Insorgente Contronarrazioni e rappresentazioni: Genova 2001 – curata da Marco Scotini, ospitata negli spazi de Laveronica Arte contemporanea e Palazzo De Leva, a Modica, e visitabile fino al 30 marzo – raccoglie documenti e testimonianze di artisti, fotografi, media attivisti e di una pluralità di movimenti sociali. Si tratta di un dispositivo programmato non solo per ricordare quei terribili giorni che hanno visto le violenze alla Diaz e a Bolzaneto e l’uccisione di Carlo Giuliani, ma per ritrovare materiali su quella moltitudine di istanze e realtà che hanno segnato il passaggio del millennio.

Palazzo De Leva è allestito come un Media Center che raccoglie libri, riviste, quotidiani e documenti riguardanti le reti No Global, le Tute bianche, il media attivismo e i Black Bloc. I visitatori sono accolti dalla diretta di Radio Gap (Global Audio Project), la radio comunitaria nata dalla collaborazione tra diverse emittenti di movimento, per seguire il «contro-G8». Nella sala successiva sono proiettati i video di Indymedia Italia che nonostante le non sofisticate tecnologie dell’epoca era riuscito a raccontare il G8 in modo impensabile fino ad allora, mostrando le potenzialità della rete molto prima dei social media.

Il sito di Indymedia, inattivo dal 2006, è stato riportato in vita (online) lo scorso luglio, per un mese. Su suggerimento di SupportoLegale (che aiuta coloro che sono sotto processo per il G8) sono stati riproposti «in tempo reale» su Telegram e Twitter i post comparsi su Indymedia allora. Le contestazioni contro il neoliberismo di quei giorni hanno anticipato ciò che sarebbe accaduto in seguito. «Nelle foto di Genova 2001 ci sono figure, in strada, con le mascherine, mentre la mappa segnava i bordi tra una zona gialla periferica e una inviolabile zona rossa centrale a cui, come è noto, era consentito l’accesso solo a chi era munito di un pass speciale», ha affermato Scotini all’inaugurazione della mostra. E ha aggiunto: «Abitanti carcerati in casa e forze dell’ordine ovunque: un campionario visivo che ci è diventato familiare».

NELL’ALTRO SPAZIO ESPOSITIVO, presso Laveronica, le pratiche artistiche eccedono il privilegio di una interpretazione univoca di quei giorni. Perché, come ha scritto il filmmaker Harun Farocki, se c’è qualcosa in cui si può ancora continuare a credere è la necessità di creare una rete di significati e interpretazioni. Il video Disobbedienti di Oliver Ressler & Dario Azzellini ripercorre la storia delle Tute bianche, dalle azioni al Wto di Seattle, alla selva Lakandona in Chiapas, fino al loro scioglimento per dare vita, assieme ad altri soggetti sociali, al movimento dei Disobbedienti. Il video-saggio Get Rid of Yourself del collettivo Bernadette Corporation si serve delle parole e delle immagini dei Black Bloc per analizzare la lotta no-global come una questione identitaria. Scene convulse sulle barricate, giovani incappucciati che si agitano e scappano, sciami di poliziotti e gas lacrimogeni sono montate accanto alle immagini dell’attrice Chloë Sevigny che nei giorni successivi al G8 rifletteva sull’accaduto. Carola Spadoni con la sua camera-stylo ci porta tra i manifestanti nelle strade di Genova e in Chiapas, con le registrazioni dei discorsi del subcomandante Marcos e le rivendicazioni degli zapatisti.

Alex Majoli, inviato di Newsweek, ha ripreso il caos e la violenza di quei giorni con immagini iconiche che sono diventate parte della memoria collettiva. Diverso è il posizionamento di Armin Linke che ha ripreso gli eventi dall’interno della zona rossa, quando la polizia era in attesa dei manifestanti. Lisl Ponger è stata a Genova nell’agosto 2001 per sostenere il VolxTheaterKarawane, gruppo di attivisti austriaco arrestato per le loro performance. E in quei giorni ha fotografato le stanze della Diaz dopo la mattanza compiuta dalla polizia, i tombini sigillati, le piazze spettrali della città, ancora livida dopo le violenze subite. Accanto alle opere sul G8 appare un murale di Emory Douglas, realizzato nel 2017, in occasione della sua personale in galleria. Douglas ha lavorato a lungo con le Black Panther, fino al loro scioglimento negli anni ’80.

«HO SEMPRE CERCATO di reinventare i codici del sistema dell’arte, per quanto mi sia possibile», racconta Corrado Gugliotta, fondatore de Laveronica – «Oltre a Douglas, nel 2017 ho presentato la collettiva Artists against Muos. Fotografie, incisioni, fumetti e illustrazioni hanno raccontato, tra reportage, denuncia, satira e impegno civile le azioni dei movimenti che hanno cercato di impedire l’installazione della rete militare di comunicazioni satellitari voluta dagli Usa a Niscemi in Sicilia. E abbiamo ospitato Giuseppe Frau gallery, collettivo di artisti sardi, che nella zona del Sulcis ha fondato una scuola civica di Arte Contemporanea».

Il lavoro di Gugliotta indica la volontà di intercettare e presentare forme espressive lontane, ma non per questo meno significative, rispetto all’arte mainstream. Scelta che ribadisce la consapevolezza che solo un posizionamento «partigiano» può permettere l’emersione di pratiche e linguaggi radicali, che sono parte della cultura visuale e della storia sociale non solo italiana.