Meloni taglia, Comuni in ginocchio: «La situazione è drammatica»
I tagli agli italiani Sono i cittadini a pagare a caro prezzo l’accordo tra il governo e l’Ue di von Der Leyen. Spesa sociale stroncata dalla nuova austerità: meno 4 miliardi, 7,7 ai ministeri. L’appello del vicepresidente dell’Anci Mattia Palazzi, sindaco di Mantova: “Il governo deve ritornare sulla manovra”
I tagli agli italiani Sono i cittadini a pagare a caro prezzo l’accordo tra il governo e l’Ue di von Der Leyen. Spesa sociale stroncata dalla nuova austerità: meno 4 miliardi, 7,7 ai ministeri. L’appello del vicepresidente dell’Anci Mattia Palazzi, sindaco di Mantova: “Il governo deve ritornare sulla manovra”
Con la manovra il governo Meloni farà un deserto. Settecento milioni tagliati a università e ricerca nei prossimi tre anni. Quattro miliardi tagliati al fondo automotive per la «transizione verde”. Altrettanti a regioni, comuni e città metropolitane. E poi i tagli alla scuola e il blocco del turnover che farà soffocare una pubblica amministrazione in affanno. Per ora il costo di questa operazione è il seguente: 12 miliardi di tagli, di cui 7,7 ai ministeri, il resto agli enti locali. La legge di bilancio è basata su questi tagli che penalizzeranno, in primo luogo, i cittadini che perderanno servizi pubblici e sociali essenziali, gli studenti e i ricercatori, i lavoratori che vedono il loro futuro evaporare.
Tra lo sconcerto e l’indignazione, si sta comprendendo cosa davvero ha scritto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nella manovra. I più allarmati sono i comuni. Davanti a loro vedono il baratro. Tagliare la spesa per loro significa tagliare servizi, scuola, welfare. «Servono correttivi e vanno recuperati i tagli che mettono a dura prova la tenuta dei servizi e anche degli investimenti dei Comuni per le politiche abitative pubbliche e sulla rigenerazione urbana delle città» ha detto Mattia Palazzi, vicepresidente nazionale Anci.
Palazzi è il sindaco Pd di Mantova. La sua valutazione della manovra è notevolmente distante da quella del presidente Anci Roberto Pella (Forza Italia) che nei giorni scorsi si è detto soddisfatto da quanto sta facendo il governo. Palazzi ha descritto in cosa consiste l’austerità meloniana: «Dopo anni ha reintrodotto un vincolo percentuale sul turnover del personale al 75% che mette peraltro in crisi concorsi in corso. Dopo 8 anni senza tagli (2016-23), tra il 2024 e il 29, si arriva a circa 2 miliardi di taglI alla spesa corrente. A questi si aggiungono le riduzioni pesantissime dei contributi agli investimenti: circa 3 miliardi e 500 milioni considerando solo il prossimo quinquennio. Servono correttivi, il confronto con il governo deve continuare».
«La situazione è oggettivamente drammatica – ha detto la sindaca di Campobasso Marialuisa Forte – Sono a rischio la manutenzione delle infrastrutture, i trasporti e l’assistenza ai più fragili”. Per il Molise sono previsti 570 milioni di tagli per il 2025, di cui 140 milioni a carico di Comuni, Province e Città Metropolitane. Non è finita. Dal 2029, il fondo per investimenti a favore dei comuni subirà una drastica riduzione di 2,1 miliardi di euro all’anno, fino al 2034.
Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha chiesto al governo di risparmiare la Capitale dal blocco del turnover al 75%. «Spero che la norma cada in tutta Italia – ha detto – ma che ci sia comunque la disponibilità a stralciare Roma. In 20 anni abbiamo perso 5.500 persone, in 3 anni abbiamo invertito la rotta con 4.562 assunzioni, ma sono insufficienti. Ho percepito da parte del governo una sensibilità. Poi però dobbiamo portare a casa il risultato».
. È interessante notare come l’atteggiamento del governo cambi a seconda degli interlocutori. Con gli enti locali si farà poco, o nulla. Il 4 novembre a palazzo Chigi a i sindacati dirà che il pacchetto è chiuso. Tutt’altra aria tira dalle parti di Confindustria. Ieri il presidente degli industriali Emanuele Orsini andava dicendo che «dopo sento Giorgetti», facendo capire che c’è una linea diretta con via XX settembre. Il terreno è favorevole: lo ha dimostrato la norma simbolica richiesta, e ottenuta, da Orsini di fare pagare ai contribuenti – e non alle aziende – le spese di trasferimenti dei lavoratori. Ora Orsini parla di una «Ires premiale» dal 24% si possa arrivare al 19% per premiare le aziende che pagano le tasse. «Apprezzabile» ha detto il vice ministro dell’economia Valentino Valentini. Deciderà Giorgetti a estrarre qualche spicciolo da un salvadanaio vuoto.
Sono partite le trattative in una cornice che non sarà cambiata. Il governo si impegnerà con la Commissione Europea a recuperare all’incirca 13 miliardi di euro all’anno, per i prossimi sette. Questo significa che la spesa sociale sarà o tagliata o sostanzialmente congelata. Per avere un’idea di cosa ciò implicherà bisogna tornare al 2008. Allora il governo Berlusconi – come quello dei suoi attuali eredi – iniziò ad applicare l’austerità dalla quale il paese non si è ancora ripreso. Ora incomincia il secondo round. La nuova austerità è stata accettata dal governo Meloni in cambio della stabilità e del riconoscimento da parte della politica europea rappresentata da Ursula Von Der Leyen.
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