Meloni insiste: «L’Ungheria è una democrazia»
La polemica La leader di Fdi ancora contro l’Ue dopo il voto pro Orban. Letta e Conte: «Lei e Salvini inadatti a governare»
La polemica La leader di Fdi ancora contro l’Ue dopo il voto pro Orban. Letta e Conte: «Lei e Salvini inadatti a governare»
«Orban è un signore ha vinto le elezioni più volte, secondo le regole della sua costituzione, con tutto il resto dell’arco costituzionale schierato contro di lui. Quindi è comunque un sistema democratico».
Dopo la bufera arriva da Bruxelles giovedì, con la condanna contro l’Ungheria diventata «un’autocrazia elettorale», Giorgia Meloni insiste nella difesa dell’amico ungherese che, su aborto, famiglia e ruolo della donna, ha idee pericolosamente simili a quelli dei leader di Fdi e Lega. Non a caso i due partiti hanno votato contro la risoluzione anti-Ungheria approvata dal parlamento europeo. «Noi parliamo di una realtà nella quale tutti i partiti ungheresi, anche quelli che stanno all’opposizione di Victor Orban, si sono indignati per questo documento Ue», dice Meloni su Radio 1.
Enrico Letta, che da settimane denuncia il rischio che- con Meloni premier- l’Italia diventi come l’Ungheria coglie la palla al balzo: «Orban è un pericolo per tutta l’Europa e il fatto che Meloni e Salvini non si siano schierati contro di lui è la dimostrazione della loro inaffidabilità come eventuali leader del nostro Paese», spiega durante il suo tour elettorale in Veneto. «Noi siamo gli unici che stanno presentando agli italiani una proposta veramente alternativa alle destre. Giovedì hanno dimostrato che quella messa nei giorni scorsi è una maschera ad uso esclusivo dell’elettorato moderato, per cercare di nascondere l’idea di destra estrema che rappresentano».
Per una volta c’è pieno accordo con l’ex alleato Giuseppe Conte: «Dico a Meloni e Salvini: o fanno marcia indietro e riconoscono pubblicamente di aver sbagliato su Orban oppure sono inidonei a governare in Italia».
Persino Carlo Calenda smette per qualche istante di attaccare il centrosinistra per concentrarsi sulle destre, citando il premier Draghi che ha invitato i partiti a scegliersi bene gli alleati internazionali, «sulla base degli interessi del nostro paese». «Chi conta di più come partner, la Francia e la Germania o l’Ungheria? Datevi la risposta voi. Sottoscrivo. Date la risposta nelle urne il 25 settembre. E non lamentatevi poi delle conseguenze», dice il leader di Azione.
Anche Emma Bonino è preoccupata: «Le posizioni di Meloni e Salvini, note da sempre, sono il problema di queste elezioni: o si sta con chi ama Orban, Putin e Trump, o si sta con le democrazie occidentali».
Interviene anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando: «Mi auguro che in Italia non si torni a sentir parlare di “razza e lobby gay”. Il Parlamento ungherese ha approvato una legge che prevede che per interrompere la gravidanza le donne devono andare in un laboratorio medico ad ascoltare il battito del feto. È qualcosa di medioevale. Non so se si possono definire sovranisti o fascisti, ma ci aspetteremmo che dal Medioevo una qualche distanza la si prendesse».
Tocca a Guido Crosetto, consigliere principe di Meloni ed eminenza grigia di Fratelli d’Italia, provare a smorzare i toni: «A Giorgia dell’Ungheria non interessa nulla, a lei interessa il destino dell’Italia». Crosetto dice di non aver seguito il voto dell’europarlamento. «So però il modo ideologico in cui molto spesso il Parlamento europeo affronta alcune questioni e penso che non sia casuale che questa votazione arrivi a una settimana dalle elezioni italiane». E ancora: «L’Ungheria se mai sia un pericolo lo è per se stessa, non per l’Italia, la Francia o la Germania. So però che Orban ha fatto parte del Ppe con Berlusconi e la Merkel».
Le amicizie internazionali dei due leader di destra preoccupano anche Berlusconi, che ha già annunciato che si chiamerebbe fuori da un governo «non europeista» definendo i due alleati «questi signori». Salvini tenta di rassicurarlo: «Noi governiamo l’Italia e rispondiamo agli italiani. Non cambiamo alleanze e collocazioni internazionali, come la Nato. Mentre gli altri parlano di Russia e Ungheria noi vogliamo difendere l’agricoltura siciliana dalle follie dell’Unione europea»
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