Qualcuno sta sottovalutando il problema. Qualcuno nel centrodestra». È il nuovo capitolo del litigio nella coalizione che ha il vento in poppa. Lo apre Matteo Salvini, un momento dopo aver promesso che con Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi «dopo le elezioni andremo d’accordo per dieci anni». Litigano prima, però. Litigano sull’autonomia differenziata, bandiera leghista che Meloni ha provato ad ammainare – «la faremo ma nel quadro dell’unità nazionale» – per poi, ieri da Mestre, precisare polemica, rivolta proprio a Salvini che l’aveva presa male: «Noi, a differenza di tutti gli altri, quando prendiamo un impegno è certo che lo manteniamo». A differenza di tutti gli altri.

L’altro fronte è quello aperto da Salvini, la crisi energetica e le preoccupazioni per l’autunno. «Per la Lega l’emergenza numero uno continuano a essere le bollette di luce e gas», dice. E torna a chiedere lo scostamento di bilancio, trovando il modo di attaccare le responsabilità dell’alleata. «Mi rivolgo a Letta e alla maggioranza, non capisco perché siano contrari a fare debito buono. Capisco Meloni che sta all’opposizione e dice no…».

In realtà, per quanto all’opposizione, Meloni pare più in sintonia con il presidente del Consiglio uscente di tanti draghiani dichiarati. Draghi non vuole fare lo scostamento e la presidente di Fratelli d’Italia fa questo ragionamento: «Lo scostamento è un’extrema ratio. Se si fa, per esempio, il disaccoppiamento (del prezzo del gas da quello delle altre fonti energetiche, ndr), allora servono 3-4 miliardi secondo le mie stime. Penso che questa cifra la si possa trovare». Però, aggiunge subito dopo, «se oggi non facciamo il disaccoppiamento, non facciamo il tetto del gas ma mettiamo trenta miliardi per coprire le bollette, fra un mese ne servono altri trenta. E io, francamente, regalarli alla speculazione ci penso. Secondo me bisogna: prima mettere una misura che fermi l’aumento delle bollette, poi si discute come si fa a scoprire quello esistente. Ma anche usando l’extra gettito attuale e degli extra profitti, secondo me ci sono le risorse».

Linea del rigore di chi si sente già preincaricata alla presidenza del Consiglio. Salvini viaggia su binari diversi. E prova a incalzarla. «Qualcuno sta sottovalutando un problema che è epocale. È meglio fare trenta miliardi di debito adesso per salvare fabbriche e produzione in Italia che cento miliardi a Capodanno per pagare milioni di disoccupati e cassintegrati. Magari nel centrodestra qualcuno dice no per prudenza, secondo me sbagliando perché sottovaluta una pallina di neve che può diventare una valanga». Scenario drammatico, ma non ancora abbastanza per Salvini. Che passa a disegnare complotti, accusando a questo punto gli avversari.

«Siccome hanno capito che stanno perdendo le elezioni, non vogliono fare nulla, non vogliono salvare nessuno e non spendere soldi perché per loro da ottobre in avanti, più casino e rabbia ci sarà in Italia, meglio sarà. Non vorrei che poi a fine ottobre ci ritrovassimo con uno sciopero generale contro la politica economica del centrodestra. Sarebbe una cosa da corte marziale giocare sulla pelle degli italiani». Corte marziale per lo sciopero, fortuna che nessuno lo prende troppo sul serio. Più o meno come dice Meloni, quando, ieri sera, le chiedono del modo «irruento» di fare politica del capo leghista. «È il suo modo e l’ha portato a fare tantissime cose nel suo percorso, per cui non mi sento di giudicare ciò che fa Salvini.