Meloni con Israele: «Ha diritto a difendersi»
7 Ottobre Le commemorazioni a Roma e Milano in Sinagoga. La Russa: «So che la mia provenienza politica può creare qualche imbarazzo»
7 Ottobre Le commemorazioni a Roma e Milano in Sinagoga. La Russa: «So che la mia provenienza politica può creare qualche imbarazzo»
«Israele ha il diritto di difendersi, lo eserciti nel rispetto del diritto internazionale umanitario» dice Giorgia Meloni partecipando alla cerimonia in memoria delle vittime del 7 ottobre alla Sinagoga di Roma. Così la presidente del consiglio esprime la posizione del governo italiano. La destra è in mezzo a un campo di forze che presenta diversi fattori: deve tenere conto del dibattito internazionale e degli orientamenti dell’opinione pubblica, ma ha anche bisogno di liberarsi del passato e delle scorie razziste («Mi avvicino a voi in punta di piedi conscio che la mia provenienza politica possa creare imbarazzo» ha detto più tardi Ignazio La Russa parlando alla Sinagoga milanese) e può utilizzare la questione in chiave tutta islamofoba, col governo di Netanyahu presentato come baluardo dell’Occidente. «L’Occidente deve aiutare Israele a vincere questa guerra» ha affermato chiaro e tondo Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano.
In rappresentanza del governo, alla cerimonia solenne e tra ingenti misure di sicurezza hanno partecipato anche il vicepremier Matteo Salvini con una delegazione di ministri: Matteo Piantedosi, Carlo Nordio, Alessandro Giuli, Giuseppe Valditara, Eugenia Roccella e Andrea Abodi. C’era il presidente della Cei Matteo Zuppi. L’ambasciatore israeliano Jonathan Peled ha riconosciuto il pieno appoggio italiano al suo paese: «Israele è fortunato ad avere con l’Italia un buon amico in Europa e nel mondo. L’Italia non ha mai fatto mancare la sua piena solidarietà e il sostegno al diritto di Israele alla autodifesa. Non è una cosa che diamo per scontata, e confidiamo che questo sostegno non venga meno». E Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma, ha ringraziato Meloni «che ancora una volta ci dimostra la sua vicinanza e la sensibilità di riconoscere l’enormità di quanto è successo il 7 ottobre». Il suo omologo milanese ha lanciato un segnale di riconciliazione al sindaco Beppe Sala, dopo alcune polemiche legate al fatto che a palazzo Marino, accanto alla bandiera israeliana, era comparsa la bandiera della pace, evidentemente percepita come una minaccia.
Dall’opposizione provano a non dimenticare anche i massacri della rappresaglia israeliana. Elly Schlein parla degli orrori di un anno fa come «attacco terroristico vigliacco e atroce, che abbiamo condannato subito, in cui persone innocenti, famiglie, giovani e bambini sono stati trucidati barbaramente». Poi però sente il bisogno di precisare: «La reazione del governo di Netanyahu ha portato nel corso di quest’anno al massacro di oltre 40 mila persone a Gaza, di cui quasi 20 mila minori. I palestinesi non possono subire una punizione collettiva per gli atti atroci di Hamas». Anche Giuseppe Conte definisce il 7 ottobre «un giorno di atroce violenza», ma ricorda che da quella data «è iniziato l’orrore senza fine, con la devastante e criminale carneficina di oltre 40mila civili palestinesi a Gaza per mano del governo Netanyahu, i morti e gli sfollati in Libano. Dopo un anno Italia e Unione europea sono assenti ingiustificati per un’azione forte e autorevole affinché tacciano le armi». Nicola Fratoianni di Avs rievoca «l’orrore della strage di donne, uomini, bambini ed anziani trucidati solo perché israeliani» e «l’insensata vendetta del governo Netanyahu non ha riportato a casa gli ostaggi, che devono essere liberati, ha provocato un’ecatombe che lascia senza fiato con oltre 40 mila civili ammazzati e oltre 100 mila feriti colpevoli solo di essere palestinesi».
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