Medici in piazza, sciopero il 16 dicembre: «No alla gestione contabile della salute»
Legge di stabilità L’ufficio parlamentare di bilancio: tra il 2015 e il 2019 in arrivo 8 miliardi di euro di tagli al sistema sanitario nazionale
Legge di stabilità L’ufficio parlamentare di bilancio: tra il 2015 e il 2019 in arrivo 8 miliardi di euro di tagli al sistema sanitario nazionale
Il taglio di 8 miliardi di euro alla spesa sanitaria previsto nel Def tra il 2015 al 2019 (stima l’ufficio parlamentare di bilancio) ha portato in piazza tutte le sigle sindacali dei medici. Dopo avere partecipato alla manifestazione dei sindacati per il rinnovo dei contratti pubblici bloccati da sei anni, i camici bianchi si sono ritrovati in piazza SS. Apostoli a Roma. Dalle testimonianze raccolte dal palco dal giornalista Maurizio Martinelli è emerso il racconto collettivo di una professione sommersa dalla precarietà e dalla burocrazia, dalla crisi provocata dai tagli al fondo sanitario e dalla scomparsa degli investimenti in infrastrutture e tecnologie. Una professione governata dalla politica e dallo spoil system, dai manager che guidano le Asl come se fossero industrie di scarpe e dal sistema di valutazione che, come all’università, vincola la libertà dei medici al rispetto di standard performativi.
Al centro della protesta due elementi: cancellare i tagli, investire nuove risorse sui territori, salvaguardare la centralità della relazione tra medico e paziente. «Diritto alla cura, diritto a curare, ministro Lorenzin diritto a cambiare» hanno scandito al megafono i medici della Fimmg di Bari. Un altro slogan diretto alla titolare del dicastero della Salute: «Il territorio, va potenziato ministro Lorenzin sarai abilitato». Infine il tema del rinnovo del contratto nella sanità: «Non vogliamo mance o elemosine come si prospetta nella legge di Stabilità – sostiene Massimo Cozza (Fp Cgil medici) – Abbiamo denunciato la mancanza di 5 mila medici per poter garantire la qualità delle cure ai cittadini. Per non avere medici stanchi che possono più facilmente rischiare errori, ci vogliono assunzioni».
Il decreto sull’appropriatezza che taglia 202 prestazioni di odontoiatria, genetica, radiologia diagnostica, esami di laboratorio, dermatologia allergologica, medicina nucleare e prevede sanzioni per chi non rispetta le norme ha fatto infuriare i medici: «Rivela un’ossessione prescrittiva che annulla la nostra libertà e danneggia i rapporti con i pazienti che devono essere personalizzati – sostiene Maria Luisa Agnese, medico poliambulatoriale a Roma – Noi ci ribelliamo al lessico da contabile erogatore di servizi usato nella sanità. Per noi i pazienti sono persone, non utenti».
Il blocco del turn-over ha peggiorato le cose: ha creato un esercito di precari tra i medici, ha allungato i tempi di lavoro degli assunti, costretti a raddoppiare le ore per supplire alla mancanza di personale. «Nei pronto soccorso la situazione è insostenibile – sostiene il dottor Nicolosi, anestesista a Modena – i medici diventano sempre più anziani, noi vogliamo lavorare con orari umani, il nostro benessere assicura quello dei pazienti». «Non abbiamo alcuna certezza per il futuro – racconta Francesca Giglio, medico precario di 42 anni – Tutti i giorni ci dedichiamo a questo lavoro con dedizione nonostante gli anni che passano».
Come nella scuola, anche nella sanità emerge la richiesta di stabilizzare i precari. Il precariato permette di risparmiare ai danni della salute della popolazione a beneficio degli algoritmi che governano i bilanci delle regioni. Anche gli infermieri si sono schierati contro la sospensione dei diritti riconosciuti dalla normativa europea contro l’abuso dei contratti a termine nella pubblica amministrazione. «Gli infermieri producono risparmi grazie a un super-lavoro e a un demansionamento costante – sostiene Andrea Bottega , segretario del Nursind – mentre ci sono 30 mila giovani neo-laureati disoccupati o che emigrano per trovare lavoro».
Sul tavolo il governo Renzi ha messo messo risorse per assumere o stabilizzare 4 mila persone. Non l’ha fatto di sua volontà, ma perché costretto da una direttiva Ue sugli orari di lavoro e di riposo. «Sono contenta per le assunzioni ma non bastano a risolvere i problemi – sostiene Roberta Chersevani, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri – Vogliamo lavorare alla governance della sanità che deve essere modificata, abbiamo paura che il nostro sistema nazionale non ce la possa fare». Chersevani ha confermato lo sciopero dei medici del 16 dicembre. «Se non sarà sufficiente -ha aggiunto – potrebbero esserci altre giornate di mobilitazione».
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