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Mattarella firma, la riforma Nordio è legge

Mattarella firma, la riforma Nordio è legge

Giustizia L’abuso d’ufficio scompare dal codice penale, il Colle ha dato il suo ok soltanto all’ultimo giorno utile. Nervosismo nella maggioranza

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 10 agosto 2024

Se il decreto carceri è stato promulgato da Mattarella nemmeno 24 ore dopo la sua approvazione alla Camera, l’ok del Colle all’abrogazione dell’abuso d’ufficio è arrivato solo nella tarda mattinata di ieri, trenta giorni dopo il voto favorevole di Montecitorio, 390 giorni dopo quello del consiglio dei ministri. Un tempo clamorosamente lungo che già di per sé è un segnale: al Quirinale la faccenda è stata studiata con grande attenzione, anche perché dall’Europa sono arrivati tuoni e fulmini sul punto, e infatti – proprio nel decreto carceri – il governo si è trovato costretto a reintrodurre nel codice penale il reato di peculato per distrazione a mo’ di toppa sul buco che si è venuto a creare con la cancellazione dell’abuso d’ufficio, reato considerato fondamentale a livello comunitario, peraltro previsto dalla convenzione di Merida del 2003, recepita dall’Italia nel 2009.

LA LENTEZZA di Mattarella era stata fatta notare nei giorni scorsi su X dal deputato di Azione Enrico Costa, il cui rilievo era poi stato rilanciato, tra gli altri, dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Che poi quasi si è dovuto scusare perché la mossa era sembrata una sorta di pressione sul presidente della Repubblica. «Non attaccherei mai Mattarella, che considero un pilastro della nostra nazione», la precisazione che non ha coperto l’evidente tensione che si respirava tra le forze politiche della maggioranza, costrette ad aspettare fino all’ultimo momento utile per vedere in Gazzetta ufficiale il Ddl Giustizia.
In tutto questo, mentre i dubbi si sprecavano e i timori si sommavano, dal Colle è stato fatto filtrare che, banalmente, la firma sarebbe arrivata nei tempi previsti dalla Costituzione e che non ci sarebbe stato alcun monito alle camere in allegato, come pure ventilato da più parti alla vigilia della promulgazione. Sui tempi lunghi, infine, la spiegazione è stata limitata a un fatto di calendario: nelle ultime settimane il presidente è stato impegnato in diverse visite all’estero, dal Brasile alla Francia e così, inevitabilmente, si è andati per le lunghe con la sospiratissima firma.

AD OGNI MODO, il ddl Giustizia non prevede solo l’abolizione dell’abuso d’ufficio , ma anche una lunga serie di misure che vanno a modificare parti anche importanti del codice penale. Viene cambiato, infatti, anche il reato di traffico d’influenze introdotto dalla legge Severino: la sanzione viene limitata alle «condotte particolarmente gravi» e si cancella l’ipotesi della millanteria. In compenso il minimo della pena è stato alzato da un anno e sei mesi a quattro anni e sei mesi. Un’altra novità riguarda lo stop alle trascrizioni delle intercettazioni sui giornali: divieto di farle uscire, anche parzialmente, salvo che non siano nelle motivazioni di un provvedimento o vengano utilizzate nel corso del dibattimento. Il pm inoltre dovrà fare di tutto per evitare che vengano pubblicati dati «relativi a soggetti diverse dalle parti», cioè di persone non coinvolte direttamente nelle indagini. E ancora, vengono introdotte due modifiche alle misure cautelari: l’interrogatorio preventivo di chi è sottoposto a indagine preliminare e la decisione collegiale per decidere sulla custodia in carcere. Viene infine limitato il potere del pom di impugnare le sentenze di assoluzione. Tenendo conto di quanto detto già dalla Corte costituzionale, sarà più difficile fare appello nei casi di proscioglimento dai reati per i quali l’azione penale si esercita con citazione diretta davanti al tribunale in composizione monocratica, tra cui, a titolo di esempio, si citano violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio, oltraggio a un magistrato in udienza, falsa testimonianza, intralcio alla giustizia. E così, a ventuno mesi dalla nascita del governo Meloni, Nordio è riuscito aportare a casa il suo primo disegno di legge. Sembra quasi assurdo visto l’incredibile attivismo del ministro, che di piani, idee, proposte ed «epocali riforme» ne ha pensati a bizzeffe, senza però essere mai riuscito ad arrivare fino in fondo.

SINGOLARE – ma fino a un certo punto – che l’alfiere del «diritto penale minimo» ci sia riuscito adesso con l’eliminazione di un classico reato da colletti bianchi, mentre le carceri scoppiano e fanno registrare un numero record di suicidi. Un’emergenza che il decreto carceri sostanzialmente non affronta e che, anzi, sembra destinata a peggiorare anche in virtù dei tredici nuovi reati creati dal governo durante la sua esistenza: sconti e lasciapassare per i pesci medi e per quelli grandi, pugno durissimo per i pesci piccoli. E questa forse è la vera grande sconfitta politica di Nordio, sedicente garantista divenuto ministro della Giustizia del governo più giustizialista della storia repubblicana.

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