Vitti in «La ragazza con la pistola»

«Ho solo una foto di un’attrice a casa ed è la sua» ci confida Lucina Mascino, emozionata, al telefono. Per un’attrice come lei Monica Vitti è un modello, e non a caso sono molteplici gli elementi che ritornano in entrambe le biografie: il debutto a teatro e poi l’approdo dietro alla macchina da presa, il carattere anticonformista e soprattutto la versatilità, la capacità di interpretare personaggi complessi e stratificati per poi calarsi in ruoli comici, vicini alla sensibilità popolare (tra le sue ultime esperienze in questo filone, il film Odio l’estate con Aldo Giovanni e Giacomo). Le facciamo notare tutte queste corrispondenze ma Mascino – che è attualmente in scena al Teatro India di Roma con Smarrimento scritto per lei da Lucia Calamaro – ci risponde che «di fronte alla più grande, non ha senso parlare di me».

Cosa significa Monica Vitti per il tuo percorso artistico?

È difficile parlare di lei ora, dopo tanti anni in cui si era ritirata, così rispettosamente protetta. È la mia attrice preferita, è sempre stata un mio riferimento. Per lei avevo una passione già da bambina, che si è rinnovata dopo aver intrapreso la strada di attrice. Un mio maestro di teatro, Giancarlo Cobelli, diceva che il suo era un sorriso «salvadanaio»: in qualsiasi momento lo utilizzava, illuminava la scena.

Quali erano le qualità della grande attrice che ti hanno colpita di più?

Innanzitutto la voce «strappata», con cui riusciva ad esprimere numerose sonorità contemporaneamente. Aveva un’esattezza dei lineamenti, la pelle così liscia, un viso placido e allo stesso tempo la capacità di essere arruffata, struggente. La definirei potente e disarmata, perché la sua è una potenza che non schiaccia. Era «occhi e pancia» per così dire, una valanga di sentimento.

Un aspetto che condividete poi è quello di aver interpretato anche ruoli comici.

Certo, lei era comicissima e sicuramente il tragicomico mi appartiene. Andrebbero studiate le sue trasformazioni, a volte bastava un diverso modo di portare i capelli per cambiare scenario. Credo che Roma, la sua città, dovrebbe tenerla nel cuore come Anna Magnani e omaggiarla a dovere, si meriterebbe un monumento.