Promettono per martedì prossimo «una protesta come non si è mai vista prima in Israele» i leader del movimento contro la riforma giudiziaria presentata dal governo Netanyahu alla Knesset. E avvertono che non ci sarà un ritorno ai negoziati con l’esecutivo di destra estrema religiosa se non sarà abbandonato completamente il progetto di legge. «Dovesse passare questa riforma, Israele diventerà una dittatura fanatica ed estremista» aggiungono in riferimento all’intenzione di Netanyahu e del ministro della giustizia Yariv Levin di limitare i poteri di controllo dei giudici della Corte suprema e di accrescere il ruolo e le funzioni dei tribunali rabbinici. L’avvertimento giunge dopo le proteste, con 37 arresti e scontri violenti tra manifestanti e polizia, avvenute mercoledì a Tel Aviv dopo le dimissioni del capo locale della polizia, Ami Eshed, che ha lasciato il suo incarico su pressione di alcuni ministri per il suo rifiuto di reprimere con più violenza i manifestanti contro la riforma giudiziaria. Altri arresti sono avvenuti ieri sera durante i raduni e i blocchi stradali che gli oppositori della riforma hanno organizzato davanti alle abitazioni di alcuni ministri.